www.unimondo.org/Guide/Guerra-e-Pace/Conflitti/Kenya-spiragli-di-dialogo-emergenza-sfollati-87210
Kenya: spiragli di dialogo, emergenza sfollati
Conflitti
Stampa
"Spiragli di dialogo in Kenya nella crisi apertasi dopo la contestata rielezione del presidente Mwai Kibaki: il leader dell'opposizione, Raila Odinga, ha cancellato la grande mobilitazione prevista per domani avendo ricevuto assicurazioni che sta per iniziare 'il processo di mediazione' internazionale - riporta l'agenzia Agi. L'annuncio del leader dell'Orange Democratic Movement è stato accolto con sollievo dal governo che temeva nuovi spargimenti di sangue. "Fa piacere apprendere che ha risposto all'appello di pace del governo" - ha dichiarato il portavoce Alfred Mutua. Il portavoce dell'Orange Democratic Movement, ha sottolineato l'importanza dell'arrivo nelle prossime ore di mediatori internazionali: domani è atteso John Kufour, presidente del Ghana e presidente di turno dell'Unione africana. Odinga ha fatto sapere di avere avuto un colloquio telefonico con Kufour e assicurazioni che la mediazione sarebbe partita.
La mediazione dell'arcivescovo sudafricano Desmond Tutu dei giorni scorsi sembra dunaue dare risultati: a una settimana dall'inizio degli scontri in Kenya, il presidente Mwai Kibaki e il suo avversario Raila Odinga sembrano essere disposti a parlarsi. Nella capitale keniana è al lavoro da tre giorni il segretario di Stato aggiunto americano per gli Affari africani, signora Jendayi Frazer. "Il popolo del Kenya è stato ingannato dalla leadership politica e dalle istituzioni" - ha detto l'inviata di Washington. "La sola via per ripristinare i diritti dei keniani e la loro fiducia nelle istituzioni è fare cessare le violenze, perchè a morire sono innocenti".
Continua intanto a preoccupare la situazione umanitaria: migliaia di persone che abitano negli slums faticano a trovare da mangiare: ci sono pochi viveri e poca acqua e nei mercati i prezzi delle poche cose disponibili sono aumentati drasticamente - riporta l'agenzia Misna che segue con attenzione gli eventi in Kenya. "Resta il problema della paura, che impedisce alla gente di tornare nelle proprie abitazioni, mentre continuano ad arrivare in città nuovi sfollati" - ha detto alla Misna Felix Oira, coordinatore della Commissione Giustizia e pace della diocesi di Eldoret raggiunto per telefono nella città dell'ovest del Kenya interessata da alcuni dei più gravi episodi di violenza seguiti alle elezioni del 27 dicembre scorso.
E proprio la situazione degli sfollati sta mobilitando l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati - UNHCR che ha annunciato di essere pronto a fornire aiuti d'emergenza a circa 100mila keniani sfollati che si sommano ai 270mila rifugiati provenienti da altri paesi africani. Circa 250mila persone sono dovute fuggire dalle proprie case a causa delle violenze seguite alle elezioni. L'UNHCR collaborerà con i funzionari governativi che si occupano di assistenza d'emergenza, con la Croce Rossa Keniana e con altre agenzie umanitarie nell'organizzare la distribuzione degli aiuti. L'operazione si rivolgerà agli sfollati della Rift Valley ed a quelli che si trovano nelle zone intorno a Nairobi. Una squadra di pronto intervento umanitario dell'UNHCR si è intanto recata a Nairobi nel corso del fine settimana per fornire sostegno ai colleghi che già vi lavorano.
In un'intervista a Articolo 21, il missionario p. Kizito Sesana si dice "perplesso" dall'azione dei due più grandi alleati del Kenya, Usa e Gran Bretagna e denuncia i media internazionali di "parlare solo delle uccisioni e dei massacri" senza entrare nella complessità della situazione. "L'azione diplomatica c'è, ma sembra dettata più che altro da interessi 'particolari' - afferma p. Kizito. "Sono rimasto piuttosto perplesso dall'azione dei due più grandi alleati del Kenya, Usa e Gran Bretagna...". Per quanto riguarda l'atteggiamento della stampa internazionale il missionario afferma che "Premesso che non è affatto facile interpretare le informazioni in modo corretto se non si conosce a fondo la situazione del Paese, bisognerebbe cercare di dare una visione molto più equilibrata; non mettersi subito a sottolineare e mettere in risalto i fatti più clamorosi e sanguinolenti, ma cercare di dare una interpretazione complessiva. E invece la stampa internazionale, mediamente, tende a parlare solo delle uccisioni e dei massacri piuttosto che far capire la complessità del problema".
Padre Kizito dal suo blog sottolinea che "la pace è tornata, almeno a Nairobi". "E' una pace difficile, le violenze dei giorni scorsi non possono essere cancellate cosi in fretta. Anche se gli episodi di violenza non si dovessero ripetere ci vorranno mesi per ritornare alla convivenza che era abituale fino a pochi giorni fa. Il rischio è che la soluzione politica della crisi, che sembra essersi avviata anche se le posizioni sono ancora lontane, prenda molto tempo e ci siano altri momenti difficili. Il risentimento che arde in molti keniani, sopratutto giovani che si vedono condannati ad una vita di povertà, potrebbe ancora esplodere come violenza contro altri poveri". "Resta una nube nera, il pensiero di ciò che sta veramente avvenedo nelle zone più isolate del Western Kenya" - conclude il missionario. "Le notizie frammentarie e impossibili da verificare che ci arrivano non sono per niente confortanti". [GB]