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Italia: reazioni delle associazioni per i militari uccisi in Iraq
Conflitti
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Cordoglio da parte di numerose associazioni della società civile per l'uccisione stamane a Nassiriya di tre militari italiani della missione "Antica Babilonia" in Iraq. La Tavola della pace esprime cordoglio e solidarietà ai familiari dei militari Nicola Ciardelli, Franco Lattanzio e Carlo De Trizio e sottolinea le "immense responsabilità di chi ha scatenato questa guerra e di coloro che continuano ad alimentarla" denunciando il silenzio e l'inazione dei governi e delle istituzioni internazionali. "L'Iraq è stato trasformato in un impressionante campo di battaglia dove la vita, la dignità e i diritti umani hanno perso ogni valore" - notano i coordinatori della Tavola della Pace che invitano ad aprire gli occhi sulla realtà: "L'Italia deve cambiare politica: rompere ogni complicità con la guerra e investire, senza indugi, nella difficile, difficilissima, ricostruzione di una politica di pace che riconsegni davvero l'Iraq agli iracheni e il Medio Oriente alla pace. Ritirare i nostri soldati dall'Iraq, chiamare l'Europa alle proprie responsabilità, ridare forza all'Onu non sarà che il primo, piccolo, passo" - conclude il comunicato.
Anche Paolo Beni, presidente nazionale dell'Arci, nell'esprimere cordoglio sottolinea che "il coinvolgimento italiano nella guerra e nell'occupazione illegale dell'Iraq, contraria al dettato della nostra Costituzione e al diritto internazionale, è una grave responsabilità che pesa tutta sulle spalle del governo Berlusconi che si è appena concluso. Alla coalizione che si appresta a sostituirlo sta in queste ore la responsabilità altrettanto cruciale di indicare con chiarezza una discontinuità netta con quelle scelte: l'annuncio del ritiro immediato delle truppe, il ritorno dell'Italia a un ruolo politico e diplomatico autonomo per ricostruire la pace e la convivenza in Iraq e in tutto il Medio Oriente. E' un dovere di fronte alle leggi superiori del diritto, è un dovere verso il futuro, è un dovere di fronte ad altro sangue versato inutilmente per una causa sbagliata".
Terre des hommes Italia esprimendo il cordoglio alle famiglie delle vittime dell'agguato ribadisce che "questo gravissimo fatto dimostra ancora una volta la necessità di un ritiro immediato delle truppe di occupazione, compreso quelle italiane, impegnate in una vera e propria operazione militare nell'ambito di una guerra illegittima, in aperta violazione del diritto internazionale". "Il rischio di guerra civile è più che mai attuale e in questo contesto il lavoro delle organizzazioni non governative impegnate in progetti a favore della popolazione civile irachena diventa, se possibile, ancora più pericoloso che in passato" - spiega Bruno Neri, senior officer di Terre des hommes Italia e coordinatore dei progetti in Iraq. "Quella dell'Italia si è rivelata una missione che mette in pericolo tutta la Comunità dell'Aiuto Umanitario presente in Iraq e la possibilità di implementare un processo democratico e di ricostruzione nel Paese" - dichiara Raffaele K. Salinari, presidente di Terre des hommes. "La nostra organizzazione continuerà ad aiutare i bambini iracheni e la popolazione civile come ha sempre fatto: mantenendo la sua posizione di indipendenza, come garanzia essenziale della nostra credibilità e qualità della nostra opera. Chiediamo al nuovo governo italiano di procedere immediatamente al ritiro delle truppe italiane; per nostra parte veglieremo e denunceremo prontamente qualsiasi tentativo di trasformare questa missione militare in una falsa missione umanitaria". Dall'inizio della guerra, Terre des hommes Italia è stata impegnata in 8 differenti progetti in Iraq, di cui uno ancora in corso, portato avanti da personale locale in favore dei bambini di strada di Baghdad.
L'Associazione Obiettori Nonviolenti nell'esprimere cordoglio e solidarietà alle famiglie delle vittime ricorda che quella in Iraq è "una guerra fallimentare che non ha fatto trovare le armi di distruzione di massa, usate invece dagli occupanti, non ha esportato democrazia ma ha condotto il paese sull'orlo della guerra civile, che non ha sconfitto il terrorismo, che anzi è più vitale di prima dell'11 settembre". A nome dell'Associazione il presidente Massimo Paolicelli manifesta l'augurio "che il nuovo Capo dello Stato italiano riconosca l'incostituzionalità della nostra presenza militare in una guerra illegittima e voluta in aperta violazione del diritto internazionale e che il Governo a cui affiderà il mandato ritiri immediatamente le truppe". Il nuovo Governo - conclude Paolicelli - se vuole distinguersi dal precedente, deve avere il coraggio e la determinazione, per risolvere le controversie internazionali e combattere il terrorismo, di sostituire l'uso della forza armata con la forza della politica, della diplomazia e della solidarietà internazionale". [GB]
(notizia in costante aggiornamento)