Italia: ponti tra i popoli per liberare la pace

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Al piccolo Eliseo si sono sentite le parole della società civile irachena, finalmente viva, vera che risponde alle domande dei molti giornalisti. Il suono arabo delle parole per due ore è sembrato tuttavia quasi familiare ed è risuonato vivace nel piccolo teatro, volti giovani, occhi neri , gli sceicchi nei loro abiti tradizionali, attenti, pronti, non si sono mai sottratti davanti ai problemi e hanno risposto con eleganza di gesti e di pensieri. Chiedono alla società civile occidentale ed in particolare a quella pacifista italiana italiana aiuto e scambio di esperienza per un possibile coordinamento, poiché molte delle organizzazioni in Iraq si sono costituite all'indomani della occupazione da parte degli Stati Uniti d'America e dei suoi alleati.

Spiegano che sono preoccupati, che la violenza crescente nel loro Paese, anche originata da criminalità comune, possa essere un ostacolo per la transazione politica e che meglio sarebbe risolvere i problemi attraverso un dialogo e un processo politico che tenga conto di tutte le realtà della società dell'Iraq. Si auspicano, di conseguenza, la presenza e la partecipazione di tutte le componenti politiche e della società civile con le medesime opportunità nella conferenza di PACE , che si sta organizzando in Egitto.

Erano presenti il sig. AWAD portavoce del neonato sindacato dei lavoratori petrolieri di Bassora, Ismail DAUD in rappresentanza delle associazioni irachene di denuncia contro le violazioni dei diritti umani, lo sceicco HUSSEIN e lo sceicco YOUNIS, due religiosi, il primo sciita, il secondo sunnita ed il sig. ALLA esponente della società civile di Falluja. Non erano presenti Hana Edwar una delle coordinatrici della rete di donne (IRAQ Women's network) e Saba'a Fahan, poiché il primo ministro Allawi ha dichiarato lo stato di emergenza ed ha fatto chiudere l'aeroporto di Baghdad e ciò ha impedito la loro partenza..

Di quale natura, quantitativa e qualitativa risulta la resistenza? E' superiore o inferiore alle aspettative previste dagli americani? (io dico occupanti) ALLA con molta tranquillità ed un viso sereno spiega che la città di Falluja è stata sottoposta a tre giorni di bombardamenti, con utilizzo non solo di armi permesse dalle convenzioni internazionali, ma anche da 25 bombe a grappolo, quindi illegali in quanto non distinguono gli obiettivi sensibili e uccidono senza differenza di sorta. Non è possibile invece misurare il grado di resistenza, in termini di qualità e quantità, mentre molto di più ha valore la forza morale di un uomo che si trova di fronte ad armi tecnologicamente evolute come quelle utilizzate dalle forze occupanti.

La resistenza di cui si parla in questa intervista, mi pare di capire, non è debole, ma fatta di uomini e donne che in modo non violento e quotidianamente cercano di vivere, e qui la fede aiuta, ma non deve essere confusa, aggiungo, con il fanatismo o l'integralismo. "Il percorso scelto dagli eserciti è quello di un tunnel buio dal quale risulta difficile uscire" ed aggiunge "qualunque esito avrà l'attacco di Falluja, si arriverà alla creazione di altre città resistenti, poiché il popolo iracheno non vuole l'occupazione del loro paese."

Come appare nel paese la situazione relativa alla violazione dei diritti umani?
ALLA risponde che da Falluja arriva la richiesta di trattare con un governo legittimo e non con le forze di occupazione, ostile e in alcuni casi fuori dalla legalità (Abu Ghraib), ma la gente ed il popolo non hanno rinunciato alla soluzione pacifica, continuando a richiedere trattative in tal senso, anche dopo molte andate a vuoto, per l'intervento di Rumsfeld, consigliere di George W., venuto appositamente in Iraq. Si appella al Vaticano e a Sua Santità affinché nel paese siano ripristinate la legalità e la forza del diritto.Sui diritti umani e le violazioni risponde anche DAUD, auspicando che si possano monitorare le violazioni stesse e diffondere il principio dei diritti, in queste terre violati prima e dopo le guerre, aggiungo io. Lo sceicco Hussein spiega che le Nazioni Unite sono molto più preoccupate di difendere i propri interessi e le loro strutture, ma il popolo di Falluja è disposto ad attaccarsi a tutto pur di evitare un bagno di sangue. Tuttavia non possono accettare di essere sottomessi ad un governo provvisorio illegittimo.

Come è cambiata la situazione dei lavoratori nel settore del petrolio dopo l'intervento americano?
AWAD, in prima battuta risponde che è migliorata, tuttavia spiega che nei paesi confinanti (Barhein, Iran, ecc.) il reddito pro-capite dei lavoratori del settore petrolifero, ma in generale anche negli altri settori, è di almeno tre volte superiore a quello iracheno. Le aspettative sono state disattese, specialmente se si tiene conto che i lavoratori nel campo del petrolio sono maggiormente esposti a rischi seri per la salute. Si tenga presente che il sindacato ha scioperato poiché la società Halliburton voleva importare operai dall'estero, mantenendo per gli iracheni uno stato di disoccupazione. Inoltre esiste da parte degli stessi iracheni una certa resistenza nei confronti della Kellogg Brown & Root, sempre collegata al gruppo Halliburton, poiché è loro intenzione monopolizzare il settore petrolifero: la società ha ritardato una serie di progetti, il lavoro nel sud si è molto ridotto e le poche riparazioni per esempio degli impianti petroliferi di Bassora sono state realizzate da società irachene.

Veniamo alle elezioni. Si dice che Al Sistani abbia formato un comitato e raggruppato in una lista 8 firmatari?
Risponde lo sceicco Younis, il quale per prima cosa ribadisce che non dobbiamo parlare della divisione tra sunniti e sciiti, essi sono iracheni che abitano in provincie diverse del paese. Le associazioni sunnite e sciite legate alle moschee, insieme per prime sono state pronte a portare i soccorsi alle popolazioni delle città di Najaf e Falluja. "Tutti sono preoccupati se il nord e l'ovest bruciano, anche nel sud, poiché siamo tutti iracheni".
Alcune persone, dei volontari, stanno tentando di aiutare a preparare le elezioni, ma le forze di occupazione non lo permettono, spesso anche nei confronti di tentativi di portare aiuti alle persone dopo i bombardamenti. Se continuano gli attacchi, non tutta la popolazione potrà procedere ad esprimere il libero voto e questo è discriminante. Quanto a Al Sistani, non è vero che ha formato una lista, ha solo espresso l'invito a presentarsi uniti, ma non ha ancora organizzato una formazione. Conclude dicendo che sono le forze americane che tentano di tenere separati
i sunniti dagli sciiti.

In conclusione, da queste risposte penso ci si trovi di fronte a uomini e donne che fanno parte di quella società civile che resiste, che non demorde, che tenta, nonostante il caos, di creare reti di solidarietà, che vuole esprimere la propria opinione liberamente, attraverso un voto, con il quale si possa arrivare alla elezione di un governo legittimo, ma che soprattutto non vogliono dare la parola al fragore delle armi, quelle armi che stanno distruggendo il loro Paese ad opera, tutti lo hanno ribadito chiaramente, di una forza militare di occupazione.

di Daniela Degan - Rete di Lilliput

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