Italia: il Governo resta negli orrori dell'Iraq

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A seguito della presentazione della mozione unitaria dei partiti di opposizione e alle comunicazioni di Berlusconi sulla presenza italiana in Iraq alla Camera, Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, ha rilasciato la seguente dichiarazione in riferimento alla presentazione "La mozione unitaria presentata dai partiti di opposizione per chiedere il rientro delle truppe italiane in Iraq è stato un gesto di estrema responsabilità e di realismo politico ripetutamente sollecitato dalla Tavola della pace negli ultimi mesi. Berlusconi è tornato a casa da Washington a mani vuote. Purtroppo non ci sarà alcuna svolta perché gli Stati Uniti non la vogliono. Con questa decisione i parlamentari del centrosinistra hanno finalmente raccolto la voce espressa sin dal 15 febbraio dello scorso anno dalla stragrande maggioranza degli italiani". "Ritirare i soldati non vuol dire abbandonare l'Iraq" - continua Lotti- "La retorica e le mistificazioni del discorso di Berlusconi sull'Onu sono un affronto alla verità, al popolo iracheno e al popolo italiano. Ben altro l'Italia dovrebbe fare: dovrebbe contribuire, insieme all'Europa, alla Francia, alla Germania, alla Spagna, ad un nuovo e più ampio impegno della comunità Internazionale in Iraq. L'Italia dovrebbe mettere a disposizione tutte le proprie risorse politiche, economiche e militari per dare all'Onu tutti i mezzi necessari per accellerare la riconsegna dell'Iraq agli iracheni".

Intanto in una lettera indirizzata al segretario americano alla Difesa Donald Rumsfeld, Reporter senza frontiere ha dichiarato di essere "inorridita" per le rivelazioni dell'agenzia Reuters relative ai brutali trattamenti inflitti dall'esercito americano a tre suoi dipendenti, nel gennaio 2004 in Iraq. Nonostante le ripetute richieste avanzate dall'agenzia di stampa britannica, le risposte insufficienti e l'evidente mancanza di una seria inchiesta, non fanno certo onore al governo americano", ha dichiarato Reporter senza frontiere. Tre dipendenti di Reuters hanno dichiarato di essere stati picchiati e sottoposti a trattamenti umilianti e degradanti, di ordine sessuale e religioso, durante la loro detenzione in un campo militare situato presso Falluja, nel gennaio 2004. I due giornalisti e l'autista iracheno al momento della loro liberazione, il 5 gennaio scorso, hanno raccontato il loro calvario all'agenzia Reuters, ma hanno deciso di renderlo pubblico solo dopo che l'esercito americano ha ricusato tutte le prove dei maltrattamenti subìti e dopo la rivelazione da parte dei media delle pratiche di tortura nel carcere di Abu Ghraib.

A Roma, dopo aver manifestato incappucciati per denunciare le torture in Iraq, un gruppo di Disobbedienti della capitale si è avviato in un minicorteo lungo via Condotti con l'intenzione di arrivare a Montecitorio. A metà della strada, la piccola manifestazione è stata bloccata da agenti in assetto antisommossa. Dopo un quarto d'ora di stallo con i poliziotti ne è partito un fuggi fuggi di dimostranti che correvano e poliziotti con casco in testa e manganelli alla cintura che li inseguivano. Intanto la Convenzione permanente delle donne contro la guerra invia una lettera al Presidente Ciampi in vista del prossimo 2 giugno, festa della Repubblica. "La preghiamo con molta e forte insistenza di ridare al 2 giugno il suo valore di festa popolare - continua la lettera - ripristinando come centro della ricorrenza il ricevimento al Quirinale per tutte le espressioni di lavoro e di promozione sociale e di invitare tutte le città italiane a fare altrettanto in giardini e piazze. Le forze armate hanno una loro data e ricorrenza e a noi non pare nè piacevole nè corretto che invadano altre date e luoghi e valori".

Altre fonti: Tavola della pace, Convenzione permanente delle donne contro la guerra

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