Italia: il 29 in piazza mentre in Iraq è guerra

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Il "Comitato Fermiamo la guerra" dopo alcuni giorni di confronto e dibattito aderisce all'appello delle famiglie dei tre italiani sequestrati in Iraq. Tra i primi motivi di questa adesioni c'è proprio il voler difendere la vita che è la base di una politica "totalmente altra", quella che costruisce un mondo libero da guerre. Il "Comitato Fermiamo la guerra" ha lungamente discusso condividendo l'intenzione di manifestare contro la guerra senza voler cedere per questo al ricatto dei sequestratori. La manifestazione sarà l'affermazione del fondamentale sentimento della grande maggioranza dei cittadini: nessuno deve morire, e perché questo accada non ci deve essere alcuna guerra. In Italia l'intera opposizione sta ora chiedendo un dibattito alla Camera, entro maggio, che termini con un voto sul ritiro delle nostre truppe dall'Iraq. L'associazione "Beati costruttori di pace" in un documento del presidente, don Albino Bizzotto, avanza anche altre proposte operative, come "esprimere attraverso il digiuno il senso di disagio, la richiesta di perdono per le vittime della guerra nonché quella di caratterizzare con i colori della pace la festa del 1° maggio". Aderisce alla manifestazione anche la "Tavola della Pace" che ricorda al governo italiano le sue responsabilità.

Peacereporter ha intervistato Abdul Jabbar al-Kubaysi, uno dei protagonisti della resistenza irachena degli islamici moderati, che nella vicenda dei tre ostaggi italiani detenuti a Falluja svolge un fondamentale ruolo di intermediazione tra i servizi segreti italiani e le formazioni armate dei sequestratori, con le quali ha dei contatti indiretti, resi molto difficoltosi in queste ultime ore a causa della violenta offensiva Usa contro Falluja. "Abbiamo appreso che è stata indetta una manifestazione e ora vogliamo far sapere ai terroristi che il popolo italiano si sta muovendo per dimostrare in piazza. E questo sarà certamente di grande aiuto per una rapida soluzione positiva della faccenda" - ha dichiarato Jabbar al-Kubaysi che ha poi spiegato che c'è stata una comunicazione con i famigliari delle vittime per dire "che siamo felici che il popolo italiano stia dimostrando di essere diverso dal governo italiano, di sostenere la causa della pace, la causa di un Iraq libero e indipendente. Vogliamo che i familiari sappiano che stiamo facendo del nostro meglio perché ai loro ragazzi non venga fatto del male, anche perché sappiamo bene che altrimenti perderemmo la solidarietà del popolo italiano".

Intanto a Fallujah, nella serata di martedì 27 e per tutta la nottata, l'aviazione americana ha sferrato un pesante attacco con elicotteri da guerra Apache. Dopo aver circondato la città, decine di militari hanno cominciato il raid nel distretto di Golan utilizzato mitragliatrici pesanti per tutto il tempo degli scontri. Colpita soprattutto la parte nord occidentale della città, anche se i testimoni raccontano della terra che tremava sotto i piedi ovunque e ininterrottamente per ore. Dalle moschee, immediata la risposta degli imam sciiti: mobilitazione generale per la difesa ad oltranza della città delle cento moschee. "Durante le quattro ore che abbiamo passato in una piccola clinica - racconta in un diario Rahul Mahajan - abbiamo visto arrivare circa una dozzina di feriti" . "Per gli americani - scrive ancora Rahul - Fallujah significa quattro mercenari uccisi, e i loro corpi mutilati e umiliati; per gli iracheni, Fallujah significa la brutale rappresaglia per quell'attacco: rappresaglia in cui piu di seicento iracheni sono stati uccisi, tra cui, secondo alcune stime, duecento donne e piu di cento bambini".

Intanto sono 64 i morti accertati dopo i violenti scontri avvenuti a Najaf fra i miliziani della resistenza che fa capo ad Al-Sadr e le forze statunitensi che hanno sostituito le truppe spagnole ritirate. Anche in questa circostanza è intervenuta l'aviazione che ha distrutto una postazione antiaerea. Un altro militare amerciano è stato ucciso ieri a Bagdad, portando il bilancio dei caduti solo in aprile a 115, lo stesso numero complessivo delle vittime riportate in guerra dagli americani prima della caduta di Saddam Hussein. Sempre in questo mese, sono almeno 1.200 gli iracheni uccisi in varie province del Paese. [AT]

Altre fonti: Rai News 24, Peace Reporter, Comitato Fermiamo la Guerra

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