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Italia: appello delle ong per il ritiro dei militari in Iraq
Conflitti
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"Via i militari dall'Iraq": è questo l'appello che 'Un ponte per...', tra le prime associazioni italiane ad operare in Iraq, ha lanciato dopo l'attentato alla moschea di Najaf.
"L'orribile attentato alla moschea di Najaf, nel quale hanno perso la vita tante persone inermi, conferma purtroppo la previsione che la guerra all'Iraq non avrebbe portato 'pace, democrazia e benessere' ". Lo afferma l'associazione 'Un ponte per...' in un comunicato stampa dove si sottolinea la necessità che gli eserciti lascino il Paese e che si avvii un processo di autodeterminazione che possa essere garantito dall'Onu. "L'Italia deve fare la sua parte innazitutto ritirando i soldati prima che divengano bersagli in una guerra che il popolo italiano non ha voluto" - si legge nel comunicato.
'Un ponte per...', insieme alle organizzazioni del 'Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell'Iraq' è impegnata oggi a Baghdad e a Bassora per ridare acqua alla gente in una situazione di sempre maggior pericolo per i propri volontari. L'associazione ribadisce la volontà di continuare il proprio impegno augurandosi che "l'escalation di violenza non costringa a lasciare il Paese".
Giacomo Goldkorn Cimetta, della redazione di Equilibri, in un recente articolo sottolinea come la ricostruzione dell'Esercito federale iracheno sia uno dei primi passi verso la necessaria pacificazione dell'Iraq, non solo con coloro che lo hanno occupato, ma soprattutto all'interno dei contrasti religiosi ed etnici. "Al contrario del passato gran parte del lavoro di addestramento, eccetto quello dei comandi superiori, è stato affidato ad un 'contractor' privato, la Vinnell del Northrop Grumman Group, che già si occupa dell'addestramento della Guardia Nazionale del regno saudita" ricorda Cimetta che poi fornisce un quadro dell'attuale scontro tra guerriglia e forze occupanti.
Mentre la situazione nel Paese rimane drammatica il Consiglio iracheno, presieduto da membri dell'amministrazione USA, ha nominato 25 ministri che entreranno a far parte del nuovo Governo. Non sono stati nominati i responsabili dei dicasteri della Difesa, della Religione e dell'Intelligence per espresso divieto dell'amministrazione USA. Non vi sarà nemmeno un Primo ministro, almeno sino alle tanto annunciate elezioni libere che però dovrebbero tenersi non prima di un anno.
Fonti: Un ponte per..., Warnews, Equilibri.