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Israele: c'è chi dice no
Conflitti
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"Ci stanno punendo per aver pronunciato la parola o-c-c-u-p-a-z-i-o-n-e e io la ripeto: occupazione, occupazione, occupazione", ha esclamato Matan Kaminer, che insieme ad altri 5 giovani israeliani Yoni Ben Artzi, Haggai Matar, Shimri Tsameret, Adam Maor e Noam Bahat ha rifiutano di diventare soldato per ragioni di coscienza: rifiutano di essere occupanti, rifiutano di violare i diritti umani dei palestinesi e rifiutano di assistere al perdurare dell'occupazione, che sta distruggendo la società israeliana.
I giovani stanno ora subendo il processo davanti alla Corte d'Israele e domani martedì 23 dicembre verrà resa nota la condanna: la pena può arrivare fino a tre anni di carcere militare. Scontato l'isolamento sociale e la penalizzazione per il futuro lavorativo come conseguenza della scelta di rifiutare la leva nell'esercito. "Abbiamo scelto la linea dura dicendo che l'occupazione è un abominio morale che persone morali non possono tollerare e che per questo rifiutiamo la leva. Se la sincerità comporta la galera, ci resteremo parecchio. Diciamo una verità che la maggior parte del pubblico non conosce o sceglie di non conoscere ed è per questo che veniamo puniti. Commettono crimini di guerra e si aspettano che noi restiamo in silenzio. Ma non staremo zitti. Diremo parole chiare contro l'occupazione, anche se ci costerà caro", ha ribadito Haggai Matar.
Meglio carcerati che carcerieri
I refuseniks israeliani raccontano la loro storia, a cura di Peretz Kidrom, giornalista e pacifista israeliano
Presidi di solidarietà ai giovani obiettori si sono svolti a Londra, Berlino e Roma, dove al sit-in convocato dalla "Rete Ebrei contro l'Occupazione" nei pressi dell'ambasciata israeliana hanno partecipato più di cinquanta persone di persone. Altri sono previsti per il 23 dicembre.
Intanto il quotidiano israeliano "Ha'aretz" ha dato risalto alla notizia che tredici riservisti della Sayeret Matkal, perstigiosa unità speciale delle forze armate dell'esercito, hanno annunciato in una lettera al primo ministro Sharon e agli alti comandi di non prestare il loro servizio nei Territori palestinesi occupati per non collaborare "al regime di repressione" in atto contro la popolazione. Il lungo elenco di obiettori tra le forze armate dello Stato Ebraico ha raggiunto ora oltre 570 adesioni. [RB]
Altre Fonti: Chidofisso, Reporter associati