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Iraq: stimato in 650mila vittime il prezzo della guerra
Conflitti
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Il conflitto iniziato nel marzo 2003 è già costato la vita ad almeno 650mila persone, una perdita del due per cento della popolazione irachena. E' la stima fatta da un team della Johns Hopkins University e pubblicata dalla rivista scientifica britannica The Lancet. "Contro i numeri della John Hopkins si è scagliato il presidente Bush, secondo il quale le morti civili non sarebbero più di 30 mila, morto più, morto meno" - segnala Federica De Carlo in un su l'Unità online. "L'istituto americano si difende dicendo che alla base della stastistica, ci sono le interviste fatte a un migliaio di iracheni, ai quali è stato chiesto quanti parenti, amici o conoscenti avessero perso per la guerra. È un metodo riconosciuto a livello internazionale e poi tutte le statistiche si basano su un gruppo di soggetti presi a campione". Le cifre diffuse da Washington si allineano a quelle del sito iraqbodycount.org, un sito puntuale negli aggiornamenti, che stima le perdite civili fra i 44 mila e 50 mila.
E mentre le ultime cronache parlano di 754 mila iracheni sfollati, il governo di Baghdad ha dato l'ordine alle autorità sanitarie del paese di non fornire più all'Onu i dati sulle perdite umane, così da non dare altro rilievo ai costi della guerra per i civili. Nei giorni scorsi l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha rinnovato la preoccupazione per il aumento della popolazione in fuga dall'Iraq, sia all'interno sia all'esterno del paese, a causa della violenza e del deteriorarsi delle condizioni di sicurezza: secondo l'Agenzia dall'inizio del conflitto 754mila iracheni sono diventati sfollati interni e ogni mese circa 40mila iracheni continuano ad arrivare nella sola Siria. E se lo scorso anno più di 50mila iracheni hanno fatto ritorno nel proprio paese dai paesi vicini, quest'anno i rimpatri sarebbero stati solo circa mille, mentre sono molti di più coloro che partono.
L'UNHCR ribadisce inoltre la propria preoccupazione riguardo alle "numerose minacce subite da migliaia di rifugiati palestinesi in Iraq - a Baghdad e lungo i confini con Siria e Giordania". L'agenzia esprime "grave preoccupazione" per le condizioni dei rifugiati palestinesi che si trovano in Iraq e per la difficoltà nel fornire loro adeguata protezione. "È responsabilità del governo iracheno e delle forze di coalizione garantire protezione, in particolar modo a quei rifugiati in Iraq che non hanno possibilità di ottenerla in altri paesi" - afferma l'Agenzia. Nei giorni scorsi l'Unchr aveva denunciato la carenza di fondi: "al budget richiesto dall'Unhcr per le operazioni in Iraq per il 2006 - pari a 29 milioni di dollari - mancano ancora di 9 milioni di dollari mentre nuovi gruppi vulnerabili hanno urgente bisogno di assistenza".
L'intervento militare in Iraq ha anche un costo in termini economici. Gli Stati Uniti hanno già speso 336 miliardi di dollari che ne fanno uno dei conflitti più dispendiosi della storia dal punto di vista economico. Ma vi è un costo economico anche per l'Iraq che sarebbe pari "ad un taglio di almeno il 40 per cento del reddito nazionale iracheno", ha affermato di recente Colin Rowat, specialista di economia irachena all'Università di Birmingham in Gran Bretagna. Lo studioso si è affidato principalmente ai dati del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) per fare una stima dell'effetto complessivo della guerra sull'economia irachena. "Se non ci fosse stata la guerra - egli stima - l'economia dell'Iraq nel 2005 potrebbe essere stata pari a 61 miliardi di dollari (al valore monetario attuale), in confronto con i 37 miliardi di dollari effettivi. Ciò equivale a un taglio del 40 percento del prodotto interno lordo pro capite - una perdita media, nel 2005, di circa 900 dollari per ogni iracheno". [GB]