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Iraq: rapita a Baghdad Giuliana Sgrena, giornalista de 'Il Manifesto'
Conflitti
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La giornalista italiana Giuliana Sgrena è stata rapita oggi a Baghdad mentre stava facendo delle interviste per strada. Lo hanno riferito fonti della polizia e lo hanno confermato la Farnesina e il ministro dell'Interno italiano. Giuliana Sgrena lavora per il quotidiano "Il Manifesto" e stava intervistando delle persone vicino all'Università di Baghdad con un giornalista iracheno quando degli uomini armati non identificati l'hanno trascinata fuori dal veicolo e rapita. "Mentre la portavano via, Giuliana ha chiamato al telefono la giornalista Barbara Schiavulli, con cui spesso lavorava, e lei ha sentito rumori di sottofondo, una raffica di colpi e passi sulla strada bagnata. Abbiamo avuto così la notizia" - riferisce la redazione de Il Manifesto.
"La Farnesina conferma il rapimento" - ha detto un funzionario del ministero degli Esteri, senza fornire altri dettagli, dopo che poco prima una fonte del governo italiano aveva dato conferma del sequestro. Il ministro degli Interni Giuseppe Pisanu ha detto che la donna potrebbe essere stata rapita da elementi sunniti. Fonti della polizia hanno spiegato che i rapitori, a bordo di un'auto, hanno affiancato la vettura dove viaggiava la giornalista italiana, quindi costretto il collega iracheno e il conducente a uscire sotto la minaccia di un'arma da fuoco e sono ripartiti con la vettura dove si trovava Giuliana Sgrena. Gli iracheni hanno quindi dato l'allarme.
Nata a Masera, provincia di Verbania, il 20 dicembre del 1948, Giuliana ha studiato a Milano. Nei primi anni '80 la ritroviamo a Pace e Guerra, la rivista diretta da Michelangelo Notarianni. Lavora a Il Manifesto dal 1988 nella redazione esteri: appassionata del mondo arabo, conosce bene il Corno d'Africa, il Medioriente e il Maghreb. "Ha raccontato sulle nostre pagine la guerra in Afghanistan, e poi le tappe del conflitto in Iraq: era a Baghdad durante i bombardamenti (per questo è tra le giornaliste nominate "Cavaliere del Lavoro"), e ci è tornata più volte dopo, cercando prima di tutto di raccontare la vita quotidiana degli iracheni e documentando con professionalità le violenze causate dall'occupazione di quel paese. Ma Giuliana continua ad affiancare al giornalismo un impegno anche politico. E' tra le fondatrici del movimento per la pace, negli anni '80: c'era anche lei a parlare dal palco della prima manifestazione del movimento pacifista. E' partita per Baghdad il 23 gennaio scorso" - riferisce il sito del quoridiano.
Numerosi i messaggi di partecipazione all'angoscia per il rapimento. Un ponte per..., l'associazione a cui appartengono Simona Torretta e Simona Pari rapite a settembre a Baghdad e poi rilasciate, scrive:
"Conosciamo Giuliana Sgrena sin dalla nascita della nostra associazione ed è per noi una cara amica con la quale condividiamo la voglia di capire, di conoscere e di informare su realtà distanti da noi.
Da tanti anni Giuliana dimostra di essere una giornalista che non si ferma alle apparenze, né aspetta che le notizie le arrivino, ma si muove continuamente nei paesi in cui è inviata, cercando nella gente e nelle storie la realtà che a molti sfugge. Dall'Afghanistan così come dall'Iraq è sempre capace di far arrivare a noi le voci dimenticate di uomini e donne senza diritti, costretti al silenzio. Conosce profondamente i luoghi di cui scrive, li studia attentamente, li sa raccontare attraverso articoli e libri. E' tornata in Iraq per seguire le recenti elezioni, ma ha descritto anche l'Iraq sotto embargo, l'Iraq dei bombardamenti (di questa e di un'altra guerra) e quello dell'occupazione. Non insegue le notizie, ma le cerca, le trova anche dove gli occhi di altri non ne vedono. Questa sua passione, unita al rispetto per la cultura e le persone che incontra nel suo lavoro, le ha permesso di costruire reti di relazioni forti e durature.
Alla notizia del suo rapimento siamo stati scaraventati indietro nel tempo, ritrovandoci di nuovo alle prese con la stessa angoscia e preoccupazione che abbiamo vissuto in prima persona nel mese di settembre.
Non è una semplice solidarietà quella che esprimiamo a 'Il Manifesto' ; condividiamo con tutta la redazione e la famiglia le stesse emozioni, mentre aspettiamo che arrivi l'unica notizia che vogliamo ascoltare, quella che ci annuncia la sua liberazione e il ritorno a casa.
Nei prossimi giorni continueremo a dare la nostra solidarietà alla famiglia e a 'Il Manifesto' e parteciperemo alle iniziative di solidarietà che stanno nascendo spontaneamente in tutta Italia". [GB]