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Iraq: preoccupazioni per la sorte dei giornalisti rapiti
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Reporter senza frontiere è allarmata per la sorte dei quattro giornalisti rapiti in Iraq. L'organizzazione chiede la liberazione rapida e senza condizioni di tutti i civili sequestrati nel paese e dei quattro giornalisti - un giapponese e tre cechi - che sono stati presi in ostaggio, o dichiarati scomparsi (uno di loro da oltre sei giorni), mentre si trovavano in Iraq. Reporter senza frontiere chiede ai rapitori il loro rilascio e quello di tutti gli altri civili trattenuti contro la loro volontà e domanda a tutte le forze presenti nel paese di mobilitarsi per ottenere la liberazione rapida, e nelle migliori condizioni possibili, degli ostaggi nelle mani della resistenza irachena. Il rapimento dei giornalisti è avvenuto nel contesto dell'ondata di sequestri che si è manifestata negli ultimi giorni. Al momento, sarebbero trattenuti in ostaggio una quarantina di cittadini provenienti da 12 diversi paesi. Questo sequestro di giornalisti, ancorché legato alle diverse nazionalità degli ostaggi, ha degli effetti drammatici sulla libertà di stampa e rende estremamente pericolose le condizioni di lavoro dei media presenti nel paese. I reporter sono costretti a limitare i movimenti e a preoccuparsi prioritariamente della propria sicurezza.
Dopo la morte di otto professionisti dei media - quattro giornalisti e quattro collaboratori - uccisi dal 1° gennaio 2004, l'Iraq può essere considerato uno dei paesi più pericolosi del mondo per i giornalisti. I reporter presenti nel paese paragonano ormai la situazione in Iraq a quella di Beyruth nei peggiori momenti della guerra del Libano (1975-1990). All'epoca, moltissimi giornalisti stranieri erano diventati l'obiettivo ideale per i sequestri e gli attacchi di diversi gruppi armati. Che le rivendicazioni dei rapitori siano di ordine politico o finanziario, sono da considerarsi comunque atti inammissibili, vili e contrari alle norme elementari del diritto internazionale. L'organizzazione per la difesa della libertà di stampa ricorda che i giornalisti in missione professionale pericolosa in zone di conflitto armato sono considerati come persone civili e devono essere " protetti ", come stipula la Convenzione di Ginevra (articolo 79 del protocollo 1 del 1977).
Gioia per il rilascio del giornalista francese Alexandre Jordanov Il giornalista dell'agenzia televisiva francese Capa, Alexandre Jordanov, 40 anni, era stato sequestrato l'11 aprile 2004. Il suo cameraman, Ivan Cerieix, con cui stava realizzando un documentario per la rete Canal +, era stato sequestrato per alcune ore da un gruppo della guerriglia irachena prima di essere rilasciato nella nottre tra l'11 e il 12 aprile scorso. Alexandre Jordanov sarebbe stato sequestrato a Latifiya, 30 km a sud di Bagdad, mentre si recava con Ivan Cerieix, un autista e traduttore iracheno, in direzione di Hilla dove avrebbero dovuto incontrare un rappresentante del comando polacco: il sequestro è avvenuto mentre l'equipe si è fermata per filmare i combattimenti tra i militari americani e le forze irachene dopo l'attacco di un convoglio che trasportava del materiale. Sempre l'11 aprile, tre giornalisti cechi sono scomparsi a Taji, una località a nord di Bagdad. Il reporter Michal Kubal, 27 anni, e l'operatore Petr Klima, 40 anni, della televisione pubblica CT e l'inviato speciale Vit Pohanka, 37 anni, della radio pubblica Cro, dividevano un taxi per raggiungere Amman, la capitale giordana.
Tre civili giapponesi sono stati rapiti l'8 aprile scorso sulla strada tra Amman e Bagdad. Tra loro figura il fotografo indipendente che lavora per l'Asahi Weekly, Soichiro Koriyama, 32 anni. In serata è giunta la notizia che sono stati rilasciati.