Iraq: nuove emergenze sociali con clima d'incertezza e povertà

Stampa

La Caritas Italiana si associa alle preoccupazioni generali sul dopo guerra con nuovi problemi sociali che vengono alla luce, connessi al clima di incertezza, di povertà e di degrado che regna nel paese: la diffusione dell'uso di droghe o il numero sempre crescente di bambini di strada sono solo due esempi dei mali che preoccupano le organizzazioni non governative e umanitarie operanti nell'area.

La Caritas si associa a queste preoccupazioni, confermate ogni giorno dal lavoro svolto dai suoi operatori nei centri attivi in molte parti del paese. Caritas Iraq da anni svolge un'intensa attività assistenziale e promozionale, con l'appoggio della rete internazionale Caritas; ora, superata la fase dell'emergenza acuta, l'impegno si va ulteriormente consolidando.
Anzitutto, i quattordici centri di Caritas Iraq (che non hanno mai smesso di dare aiuto e accoglienza, anche durante le settimane della guerra) stanno tornando alla piena operatività. Sono così ricominciate, e verranno ampliate, le attività del Well Baby Programme, che consente di assistere, in 12 centri, 8.500 bambini neonati e circa 5 mila donne in gravidanza o allattanti, nove su dieci musulmani: l'implementazione degli interventi è tornata al 70% del livello pre-guerra. Anche il programma di potabilizzazione dell'acqua è ripreso a pieno regime: esso ha consentito di fornire acqua bevibile a circa 400 mila iracheni, e ora prevede l'installazione di tre nuove unità di osmosi inversa, in altrettante comunità del sud del paese, per purificare l'acqua potabile.

Sul versante dell'accesso agli alloggi, la rete Caritas ha messo a punto un programma per aiutare gli sfollati interni a ritornare nel nord del paese. Completamente riattivate sono poi le attività in campo medico, che consentono di fornire assistenza sanitaria e medicinali a circa 6 mila persone, tramite i centri Caritas e la collaborazione con strutture sanitarie pubbliche e la Mezzaluna Rossa. La rete Caritas ha inoltre donato un lotto di medicinali all'ospedale materno-infantile di Saddam City e ha ricevuto dal ministero della salute l'invito e l'autorizzazione a ristrutturare sette centri medici di base nella capitale.

Il dramma umanitario aperto dalla guerra, innestatosi su un paese già provato da anni di embargo, continua però a imporre anche interventi di emergenza. I perduranti bisogni alimentari hanno infatti imposto un'intensificazione del programma che prevede di distribuire in 17 centri pubblici e privati, a famiglie e a soggetti vulnerabili (in totale, 2.300 persone), kit alimentari e di generi di prima necessità. C'è inoltre il problema di chi non riesce a far ritorno a casa: a Bagdad gli operatori Caritas hanno fornito medicine e acqua potabile per il campo profughi che Mezzaluna Rossa e Unhcr hanno allestito per 285 famiglie di rifugiati palestinesi. In Iraq, prima della guerra, i palestinesi erano circa 80 mila, accolti e assistiti dal precedente regime; scacciati dalle loro abitazioni, ora sono costretti a una drammatica precarietà.

Situazione analoga a Kirkuk, nel nord, il cui stadio ospita circa 700 persone sfollate: curdi vittime delle campagne di "arabizzazione" del regime Baath; abitanti della città che non si possono più permettere l'affitto di una abitazione; vedove anfal, cioè donne del cui marito non è stata provata la morte e che perciò non si possono risposare. Per quanti tra costoro non sanno leggere e scrivere, Caritas sta organizzando corsi di alfabetizzazione; soprattutto, però, ha tenuto un corso di formazione per il personale che si occupa degli sfollati e garantisce, grazie a un team di medici e infermieri, visite e cure alle persone rifugiatesi nello stadio. Sempre nel nord dell'Iraq, altri interventi sono in corso a Biara (ricostruzione di case) e in sette villaggi nell'area di Makhmoor (distribuzione di acqua potabile con autocisterne).
Infine, gli interventi della rete Caritas si sviluppano anche fuori dei confini dell'Iraq: ad Hassake e a Damasco, in Siria, sono aperti uffici cui molte centinaia di profughi iracheni si rivolgono per ricevere aiuti materiali, assistenza medica, sostegno nei rapporti con l'Unhcr e altri organismi internazionali, interventi scolastici, in certi casi visite domiciliari.

Ultime su questo tema

Basta guerra fredda!

30 Agosto 2025
Il recente vertice di Anchorage ha aperto spiragli per un futuro meno segnato da conflitti e contrapposizioni. (Alex Zanotelli e Laura Tussi)

Il lavoro delle Ong nel Mediterraneo, tra minacce e ostruzionismo

29 Agosto 2025
Dopo l’attacco alla Ocean Viking, abbiamo intervistato Sara, Protection officer a bordo della nave Humanity 1. (Maddalena D´Aquilio

Global Sumud Flotilla: resistere per esistere

29 Agosto 2025
Dal Mediterraneo a Gaza: la più grande flottiglia civile mai organizzata per denunciare il genocidio e portare solidarietà al popolo palestinese. (Articolo 21)

Un No al Ponte con ventiquattromila baci

27 Agosto 2025
Prima di sapere se il Ponte crollerà o non crollerà, per la gente del posto sarebbe prioritario comprendere se riuscirà ancora a vivere e a respirare. (Jacobin Italia)

Giornaliste a Gaza

26 Agosto 2025
Le donne giornaliste di Gaza: “Continuano il loro lavoro nonostante siano bersagli di attacchi israeliani, di carestia e di violenza”. (Monica Pelliccia)

Video

Charlie Chaplin: "Il Grande Dittatore"