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Iraq: il ritiro, primo passo verso il 19 marzo
Conflitti
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Dopo le dichiarazioni dal premier italiano Berlusconi sul ritiro delle truppe dall'Iraq arrivano i primi commenti delle organizzazioni del movimento per la pace. "E' questo un primo importante risultato della pressione del movimento per la pace e dell'opinione pubblica che ha osteggiato la guerra e la presenza militare italiana e di fronte alla quale la posizione del Governo è sempre più insostenibile" commenta Un ponte per... che si augura non sia una boutade elettorale e si attende che venga fissato un calendario. "E' necessaria una nuova politica che punti a favorire il processo politico interno e indipendente e il dialogo tra le diverse componenti della società irachena, con atti politici, diplomatici e di sostegno economico". Un dialogo che una parte consistente della opposizione politica e della resistenza ha proposto con la "Dichiarazione delle forze patriottiche" del 15 febbraio, subordinandolo alla indicazione della data del ritiro delle truppe statunitensi.
In questi giorni è inziato il ritiro delle truppe da parte dell'Olanda e dell'Ucraina, mentre nei giorni scorsi è stato pubblicato un sondaggio che indicava chiaramente che il 70% dei cittadini italiani vuole il ritiro del contingente militare italiano dall'Iraq e chiede scelte conseguenti. E questi contenuti saranno i richiami dello striscione che aprirà la manifestazione del 19 marzo - giornata mondiale contro la guerra - prevista a Roma come in altre capitali europee. Il comitato promotore giudica mistificatorie le dichiarazioni di Berlusconi. "In Parlamento la sua maggioranza vota per la prosecuzione della missione militare in Iraq e in televisione Berlusconi annuncia l'ipotesi di un ritiro entro l'anno. Solo un'opposizione imbelle e ambigua come quella del centro-sinistra ha consentito a questo governo tale libertà di manovra e di movimento".
Per la giornata del 19 marzo si sono mobilitate diverse città in Italia. A partire dall'appello "Nuove strade per costruire la pace" promosso dal Gruppo nonvioelnza della Rete di Lilliput , varie realtà hanno dato vita a varie iniziative che rilanceranno nelle piazze italiane le campagne per il disarmo e la riduzione dei consumi da petrolio. Tra queste c'è la campagna "Controllarms" sul commercio di armi leggere, una foto-petizione internazionale che chiede alla Conferenza dell'Onu nel 2006 un trattato internazionale sul commercio di armi e un maggior controllo delle esportazione di armi, in particolar modo quelle leggere che causano 500.000 vittime ogni anno, e per le quali l'Italia rappresenta il secondo paese esportatore al mondo. A questa si aggiungeranno alcune biciclettate ecopacifiste organizzate a Roma e a Torino. Questa mobiltazione locale parte dal convincimento che "la guerra , se si prepara, prima o poi la si fa, e che la sua preparazione inizia nelle fabbriche d'armi, nei trattati militari, nei programmi politici dei partiti, nelle strategie delle multinazionali e delle società finanziarie". [AT]