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Iraq: ancora in prima linea - L'infanzia perduta
Conflitti
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Consorzio Italiano di Solidarietà è presente in Iraq per far fronte all'emergenza umanitaria e rispondere nel modo più adeguato possibile ai bisogni della popolazione civile. In un
contesto che è sempre più caratterizzato da tensioni e problemi di sicurezza, è stata intervistata Annalisa Lombardo operatrice di ICS a Baghdad.
Perché ICS ha deciso di intervenire nel settore sociale e nella formazione di operatori iracheni?
Da quando siamo arrivati in Iraq, abbiamo cercato di conoscere i problemi cheinvestono la società irachena in un momento così difficile come quello attuale, dopo anni di embargo, più guerre e la caduta di un regime che sopravviveva qui da più di 30 anni. In particolare ci interessava conoscere i bisogni dei bambini che, in situazioni di difficoltà economica, spesso sono penalizzati nella loro crescita. Partecipando a numerosi incontri con Unicef e altre organizzazioni che da molti anni si occupano di queste tematiche in Iraq, abbiamo colto la
necessità di lavorare alla formazione di personale iracheno in grado di intervenire su queste problematiche. In passato
le problematiche legate ai bambini di strada ⌀ un fenomeno nato dopo l♀inizio dell♀embargo in Iraq, e caratterizzato da
bambini che vivono e lavorano in strada, ma che di notte tornano alle famiglie ⌀ sono state affrontate più come
questioni di ordine pubblico che non per gli aspetti sociali connessi. Sostanzialmente la soluzione prospettata era la
detenzione dei bambini di strada. A questo fenomeno, che si è aggravato in misura costante negli ultimi 13 anni ed è
andato di pari passo con la crescita vertiginosa degli abbandoni scolastici, si sta ora affiancando una problematica del tutto nuova per l'Iraq: la presenza di bambini di strada propriamente detti, bambini cioè che si organizzano in gruppi
e non possiedono casa o famiglia.
Quali sono le cause fondamentali di questo problema che ha colpito migliaia di bambini in Iraq?
Innanzitutto c♀è ovviamente un aspetto economico, che riguarda tante famiglie il cui reddito medio è andato
costantemente decrescendo. Molti bambini sono stati costretti a lavorare: le occupazioni più frequenti sono la vendita
di bibite, la pulizia delle scarpe, il trasporto di merci nei mercati. Ma un♀altra ragione è legata anche al degrado che ha
subito il settore scolastico nel suo complesso. Da un lato sono stati tagliati i finanziamenti alle infrastrutture, sempre
più fatiscenti; dall♀altro, gli stipendi degli insegnanti hanno raggiunto livelli bassissimi. Il sistema scolastico iracheno è
peraltro molto selettivo e per i bambini lavoratori diventa sempre più difficile conciliare lo studio con le necessità di
recuperare reddito per la famiglia.
Tornando al progetto, in che modo è avvenuta la relazione con la situazione culturale preesistente in Iraq?
Questo è un problema che come ONG abbiamo sempre ben presente. In qualunque tipo di progetto, ICS lavora perché
il processo che dà vita ad un intervento parta innanzitutto dai bisogni della realtà locale. Nel progetto sono previsti dei
facilitatori locali. Non sono una figura di semplice ₀abbeillimento, ma sono il ponte con i formatori italiani: devono intervenire ed illustrare le caratteristiche del contesto sociale iracheno in cui il progetto si colloca. La base teorica dalla quale partono è la stessa dei formatori: quello che cambia sono sicuramente le metodologie relative all♀animazione sociale, che sono strumenti riapplicabili in presenza di diverse culture. Del resto la nostra è una proposta che in nessun modo si pone l♀obiettivo di modificare un sistema di valori.
Fonte: ICS Italia