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Iraq: aiuti e testimonianze sui crimini di guerra Usa
Conflitti
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In Iraq mentre continuano gli attacchi alle forze di occupazione, le organizzazioni umanitarie sono entrate nella città di Falluja per portare aiuti di primo soccorso dopo circa un mese in cui è rimasta sotto l'assedio delle forze della coalizione e al centro di violenti combattimenti. Un Ponte per⅀ ha portato acqua agli abitanti con 3 camion contenenti 45 mila litri di acqua. L'intervento d'emergenza comprende anche la fornitura di contenitori agli abitanti per evitare possibili contaminazioni dell'acqua potabile. La situazione idrica a Falluja è molto critica a causa dei recenti bombardamenti americani che hanno distrutto una parte consistente della rete di distribuzione. La principale centrale di potabilizzazione, che riforniva quasi l'intera città, riesce ora a soddisfare soltanto il 20% del fabbisogno dell'area. Anche il maggiore centro medico allestito a Falluja è senza acqua da giorni. Gli opeartori confermano l'aumento di malattie gastrointestinali in particolar modo tra i bambini, ma anche tra gli adulti in seguito alla mancanza d'acqua in città".
Anche Emergency è riuscita a entrare con dieci camion contenenti materassi, coperte, fornelli a gas, cibo, vestiti. A guidare la spedizione alcuni operatori curdi e Gino Strada , il fondatore di Emergency impegnato nelle trattave per il rilascio dei tre italiani ostaggi della resistenza irachena da ormai un mese. In un incontro con il figlio dell'Imam, un autorevole maestro della scuola islamica, e altri uomini di Falluja Gino Strada spiega che sono li "solo per dare una mano, per portare la solidarietà nostra e degli italiani che non vogliono più la guerra e che non l'hanno mai voluta". Usciti dall'incontro visitano l'ospedale di Falluja dove sulla porta a vetri dell'ingresso ci sono delle fotocopie con i ritratti di Yassin e di Rantisi, i capi di Hamas uccisi dai missili israeliani. Un medico racconta l'assedio di Falluja partendo dal bilancio di più di settecento morti tra cui almeno ottanta bambini. "Ho visto passare aerei americani che a bassa quota sparavano sulla gente. Lo stesso facevano con gli elicotteri. Sparavano anche dove era concentrata la resistenza, certo, ma non solo su quella. Hanno anche occupato una moschea, e i loro cecchini sparavano dai minareti su chiunque gli capitasse a tiro: uomini, donne, bambini, non faceva differenza". Mentre il medico raccontava dell'assedio di Falluja sulla televisione scorrevano le immagini del filmato in cui si vede sparare su contadini disarmati da un elicottero apache.
E Amnesty International è tornata sulle torture ai prigionieri iracheni nella prigione di Abu Ghraib con una lettera aperta al presidente statunitense George W. Bush dove afferma che gli abusi commessi dalle forze Usa nella prigione irachena di Abu Ghraib costituiscono crimini di guerra. Nonostante il segretario alla Difesa Rumsfeld abbia dichiarato di essere "sconvolto" dagli abusi commessi ad Abu Ghraib e che si tratterebbe di "un'eccezione" anziché di "un sistema o una prassi", negli ultimi due anni Amnesty International ha segnalato ai più alti vertici del governo di Washington (tra cui la Casa Bianca, il dipartimento della Difesa e il dipartimento di Stato) una serie di denunce di brutalità e crudeltà perpetrate dalle forze Usa ai danni di prigionieri. "Se l'amministrazione Usa non ha nulla da nascondere, deve porre immediatamente fine alla detenzione in isolamento e garantire l'accesso a organismi indipendenti per i diritti umani, Amnesty e Nazioni Unite comprese, in tutti i centri di detenzione" - scrive Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International - "l'amministrazione Usa ha mostrato un evidente disprezzo per le Convenzioni di Ginevra e per i principi fondamentali della legge, dei diritti umani e della decenza. Questo ha creato un clima in cui i soldati Usa si sentono liberi di agire in modo inumano e degradante nell'impunità. Ciò cui ora stiamo assistendo in Iraq è la logica conseguenza dell'incessante perseguimento della 'guerra al terrore' a prescindere dai costi in termini di diritti umani e di rispetto delle leggi di guerra". [AT]
Altre fonti: Peace Repoter