Iraq: Falluja, crimini di guerra targati Usa

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Un reportage esclusivo di Rainews24 mostra ciò che è successo nell'aprile 2004 a Falluja, la città irachena sul fiume Eufrate.

Gli Usa utilizzarono armi chimiche
La strage di Falluja sarebbe stata pianificata dagli Stati Uniti d'America facendo uso di forze aeree ed elicotteristiche, per compiere bombardamenti massicci al fosforo bianco sul centro abitato. Ai bombardamenti sarebbero seguiti la progressiva avanzata di mezzi corazzati e, infine, i rastrellamenti dei marines, con graduilità in modo da non esporre immediatamente i soldati alle pericolosissime polveri del Napalm MK77.

Questa sarebbe la sconcertante ricostruzione della battaglia di Falluja in Iraq, come si evince alla luce dell'inchiesta giornalistica di Rainews24 "La strage nascosta".

La cronistoria
L'esercito di Bush, prima di intraprendere la seconda battaglia di Falluja, aveva steso un anello di isolamento tutt'intorno alla città, chiedendo alla Gran Bretagna l'apporto di soldati nelle retrovie. Il piano di occupazione della città era stato concepito in maniera preordinata, premeditata: l'attacco iniziò con bombe al Napalm MK77. Il fosforo brucia ossigeno e tutto ciò che contiene acqua: inalandolo si muore, i corpi bruciano o addirittura si sciolgono, a volte lasciando intatti i vestiti. Ogni bomba di tale specie uccide chiunque vi si trovi intorno nel raggio di 150 metri. Gli USA li avrebbero usati A Falluja, in Iraq, così come fecero in Vietnam, violando i trattati internazionali sulle armi chimiche, utilizzando cioè armi di distruzione di massa, quelle stesse di cui accusarono Saddam di possedere. Al bombardamento al Napalm MK77 sarebbe poi seguita l'avanzata dei carri armati dal nord della città. Solo dopo queste operazioni dal cielo e da terra, allora i marines avanzarono gradualmente, quartiere dopo quartiere, via dopo via, da nord verso sud, metodicamente, casa per casa, uccidendo chiunque fosse rimasto vivo, bambini inclusi. A quel punto la strage fu completata e Bush festeggiò la vittoria di Falluja.

Le armi chimiche
Le armi chimiche come il Napalm sono vietate da una Convenzione delle Nazioni Unite (ONU, 1997) e dalla Convenzione di Ginevra sulla limitazione e divieto delle bombe incendiarie, del 1980, entrambe i trattati firmati anche dagli Stati Uniti d'America.

La censura USA contro la verità sulla strage
La sistematica violazione di tali trattati internazionali da parte degli USA in Iraq, fa ben intuire le ragioni per cui qualsiasi giornalista, che abbia provato in passato a raccogliere informazioni su quanto avvenuto a Falluja, sia stato ucciso o allontanato dall'Iraq in qualche modo

(fra questi anche il giornalista de "Il Diario", Enzo Baldoni, e la giornalista Giuliana Sgrena, inviata del Manifesto che prima di essere rapita in Iraq stava realizzando un'inchiesta proprio sui profughi di Fallujah).

di Giacomo Todaro / Apertamente.org

L'inchiesta curata da Maurizio Torrealta viene trasmessa martedì 8 novembre alle ore 07.35 e in replica sul satellite Hot Bird e sul canale 506 di Sky alle 17 e nei due giorni successivi.

Tra le testimonianze raccolte nel reportage ecco le più significative:

Veterano della guerra in Iraq
"Ho sentito io l'ordine di fare attenzione perché veniva usato il fosforo bianco su Fallujah. Nel gergo militare viene chiamato Willy Pete. Il fosforo brucia i corpi, addirittura li scioglie fino alle ossa", dice un veterano della guerra in Iraq a Sigfrido Ranucci, inviato di Rai News 24. "Ho visto i corpi bruciati di donne e bambini - aggiunge l'ex militare statunitense - il fosforo esplode e forma una nuvola. Chi si trova nel raggio di 150 metri è spacciato".

Abitanti di Fallujah
"Una pioggia di fuoco è scesa sulla città, la gente colpita da queste sostanze di diverso colore ha cominciato a bruciare, abbiamo trovato gente morta con strane ferite, i corpi bruciati e i vestiti intatti", racconta Mohamad Tareq al Deraji, biologo di Falluja.

Giornalista, Giuliana Sgrena
"Avevo raccolto testimonianze sull'uso del fosforo e del Napalm da alcuni profughi di Falluja che avrei dovuto incontrare prima di essere rapita - dice nel servizio la giornalista del Manifesto rapita in Iraq (proprio a Falluja) nel febbraio scorso, Giuliana Sgrena, a Rai News 24 - Avrei voluto raccontare tutto questo, ma i miei rapitori non me l'hanno permesso".

Approfondimenti: Pagina dedicata all'inchiesta di Rai News24; Dossier 'Guerra e dopo guerra in Iraq'; Gallerie fotografiche su Falluja

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