I caschi blu oggi sul continente nero

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Negli ultimi giorni la Sierra Leone, la Costa d’Avorio e la Repubblica Democratica del Congo, il labile confine fra Sudan e Sudan meridionale, alcuni dei territori in cui sono dislocati i caschi blu dell’ONU sul continente africano, sono stati posti sotto la lente di osservazione dell’organizzazione mondiale.

Timidi segnali positivi sono giunti dalla zona petrolifera di Abyei, contesa tra Sudan e Sudan meridionale. La prima missione di verifica per assicurare la smilitarizzazione del confine (UN Interim Security Force for Abyei, UNISFA) ha accertato che entrambi i governi hanno avviato il ritiro delle truppe, operazione che sono tenuti a completare entro il prossimo 5 aprile in base agli accordi raggiunti all’inizio di marzo.

Il Consiglio di Sicurezza ha invece prorogato la missione di peacebuilding in Sierra Leone (UNIPSIL) fino al 31 marzo 2014, data in cui tutte le responsabilità torneranno sotto il completo controllo del governo del Paese. Il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-moon, ha condiviso tale decisione, ritenendo i prossimi 12 mesi critici per il consolidamento dei progressi raggiunti dal mandato societario dopo la fine della guerra civile nel 2002, in particolare nei buoni uffici e nella facilitazione del dialogo politico verso un processo di revisione costituzionale e nel rafforzamento della prevenzione dei conflitti e dei processi di risoluzione; nel sostegno al settore della sicurezza, e nel rafforzamento delle istituzioni a tutela dei diritti umani.

Il 25 marzo l’ONU ha deciso di rafforzare la sua missione di pace in Costa d’Avorio (United Nations Operation in Côte d'Ivoire, UNOCI), a seguito di un attacco armato nella regione occidentale del Paese. La recrudescenza della violenza seguita alle elezioni presidenziali del 2010, che aveva determinato circa 64.000 rifugiati e migliaia di profughi specialmente al confine con la Liberia, pare non trovare un’attenuazione.

È attualmente in fase di probabile revisione del mandato la missione Monusco nella Repubblica Democratica del Congo, che oggi contribuisce al sostegno alle autorità congolesi nella loro stabilizzazione e negli sforzi per la pacificazione del territorio, compresa l’assistenza con l'organizzazione di elezioni, il monitoraggio delle violazioni dei diritti umani e il sostegno per l’azione del governo contro i gruppi armati che operano nella parte orientale del Paese. Alla fine di marzo i caschi blu dell’ONU hanno anche provveduto al trasferimento di centinaia di Mayi-Mayi, i combattenti per l’indipendenza della regione del Katanga, dopo che i ribelli si erano consegnati alle forze di pace.

Anche questa breve disamina sembra confermare che, oggi più che mai, gli obiettivi ultimi dell’Organizzazione restano la pace e la sicurezza internazionali, seppure nelle enormi difficoltà che derivano da una simile missione e nel raggiungimento di un consenso condiviso alla sua azione.

Miriam Rossi

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