Gaza: chiusura del valico di Rafah, appello di Amnesty

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Mentre miliziani di Hamas e soldati egiziani hanno cominciato a chiudere una delle brecce aperte nei giorni scorsi nel muro che a Rafah divide la Striscia di Gaza dall'Egitto, Amnesty International ha inviato un appello ai governi di Israele ed Egitto, all'Autorità palestinese e ad Hamas a "garantire i diritti umani fondamentali alla salute e a un adeguato standard di vita della popolazione nella Striscia di Gaza". "Un milione e mezzo di palestinesi sono virtualmente imprigionati dal giugno 2007. La maggior parte degli abitanti della Striscia di Gaza si trova in condizioni di povertà estrema, a causa dei blocchi israeliani al passaggio di combustibile, cibo e medicine" - ha dichiarato Malcolm Smart, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

Nonostante le assicurazioni fatte ieri dal primo ministro israeliano Ehud Olmert di un immediato ripristino delle forniture, la frontiera con Israele è rimasta chiusa al transito per i tir degli aiuti umanitari; l'unica eccezione è stata la fornitura di carburante - riporta l'agenzia Misna. Amnesty International sottolinea che i palestinesi di Gaza hanno diritto a non essere soggetti a punizioni collettive, comprese limitazioni arbitrarie al loro movimento. "Più di 40 persone sono morte nei mesi scorsi perché, pur necessitando di un trattamento medico urgente non disponibile sul posto, è stato impedito loro di lasciare Gaza" - ha proseguito Smart.

"Gli ospedali di Gaza non hanno personale specializzato né apparecchiature sofisticate, devono ricorrere ai generatori per supplire ai tagli alla fornitura di energia elettrica e i blocchi rendono difficile se non impossibile ricevere pezzi di ricambio. Nel frattempo, i cittadini continuano a morire e questo è inaccettabile". Amnesty International ha chiesto al governo israeliano di permettere il rapido accesso a trattamenti medici a tutti gli abitanti di Gaza che necessitino di cure urgenti non disponibili all'interno della Striscia. L'organizzazione per i diritti umani ha anche chiesto a Egitto, Giordania e Autorità palestinese di aiutare i pazienti in difficoltà.

Per quanto riguarda la situazione al confine di Rafah, Amnesty International ha esortato il governo egiziano, pur nel rispetto delle sue necessità di sicurezza, a consentire l'ingresso nel suo territorio attraverso procedure normali. "La popolazione di Gaza non può fare affidamento solo su eventi straordinari, come l'abbattimento di un muro, per entrare in territorio egiziano" - ha concluso Smart. Secondo l'organizzazione per i diritti umani, agli abitanti di Gaza non dovrebbe inoltre essere negata la possibilità di rientrare nelle loro case, qualora il confine venisse richiuso mentre si trovano all'estero per ricevere cure mediche. Nei giorni precedenti, Amnesty International aveva chiesto a Israele, direttamente e per il tramite del Consiglio di sicurezza, di rispettare i propri obblighi di diritto internazionale, abolendo i blocchi imposti al movimento di persone e alle forniture di beni di prima necessità. L'organizzazione per i diritti umani aveva nuovamente sollecitato i gruppi palestinesi a porre fine al lancio di razzi contro i centri abitati israeliani.

E proprio sulla questione del lancio dei razzi sulle città di confine israeliane Janiki Cingola in un editoriale del Cipmo afferma che "la continua pioggia di razzi è grave e inaccettabile per chiunque". "Abu Mazen continua a condannarli decisamente, ma non è in grado, da solo, di bloccarli, senza raggiungere un nuovo accordo con Hamas, che ricrei una nuova unità interpalestinese, e che coinvolga anche indirettamente Israele, stabilendo una tregua di lungo periodo nelle rispettive attività militari, insieme ad un largo scambio di prigionieri" - nota Cingola. "In prospettiva, riprende attualità anche la creazione di una forza internazionale di interposizione, a partire da Gaza (analoga a quella operante in Libano a guida italiana). Ma è impossibile attuarla attraverso una imposizione internazionale, è indispensabile - un accordo di tutte le parti, sia dei palestinesi (Fatah e Hamas) che degli israeliani, e probabilmente anche degli egiziani. Senza necessariamente attendere l'accordo finale di pace: essa potrebbe essere attuata anche come misura intermedia e di garanzia per costruire la fiducia". [GB]

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