Darfur: approvato accordo di pace, ma non da tutti

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Un calendario abbastanza preciso dei tempi di attuazione del disarmo delle forze combattenti attive sul terreno e la creazione di zone cuscinetto intorno ai campi per sfollati in cui vivono quasi 2 milioni di persone sono le principali precisazioni contenute nell'accordo di pace, firmato ieri dal governo centrale sudanese e dall'Esercito per la liberazione del Sudan (Sla-m, il principale dei gruppi ribelli attivi in Darfur). La proposta messa a punto dall'Unione Africana, pubblicata sul sito internet del Dipartimento di Stato Usa, si "prevede il disarmo completo e verificato delle milizie Janjaweed (considerate le principali responsabili delle violenze ai danni di civili, ndr) al più tardi entro la metà di ottobre del 2006".

Sempre riguardo alle milizie armate considerate alleate di Khartoum nella guerra del Darfur, il documento fornisce poi indicazioni chiare "sull'accantonamento dei Janjaweed e di altre milizie armate in alcune zone delimitate e specificate, prima che il processo di disarmo abbia inizio", predispone il ritiro "delle armi pesanti" di questi gruppi e "impone restrizioni ai movimenti delle Forze di difesa popolare (truppe paramilitari sudanesi, ndr), che dovranno essere ridotte numericamente".

"Un calendario dettagliato - si apprende ancora dagli stralci del documento - assicura che i Janjaweed dovranno essere disarmati prima che le forze ribelli preparino l'ammassamento delle loro truppe e il conseguente disarmo". L'accordo stabilisce inoltre la creazione di "zone cuscinetto" intorno ai campi per sfollati e corridoi d'assistenza umanitaria in cui non sarà consentito l'accesso né alle forze armate sudanesi né a quelle ribelli. Riguardo alla politica, dai nuovi passaggi dell'accordo forniti alla stampa si apprende che "un referendum popolare, da tenersi al più tardi entro il luglio 2010, deciderà l'eventuale trasformazione del Darfur in un'unica entità amministrativa".

Attualmente la regione occidentale sudanese del Darfur è divisa i 3 stati: Darfur meridionale, settentrionale e occidentale. Ai ribelli, spiega un altro passaggio dell'accordo relativo alla "condivisione del potere", è stata affidata la "quarta più importante carica del governo d'unità nazionale sudanese: l'assistente principale del presidente" e la "presidenza della neonata Autorità regionale di transizione per il Darfur". Per quanto riguarda l'aspetto economico, il documento stabilisce la creazione di "un fondo per la ricostruzione e lo sviluppo", di alcune commissione per "la compensazione delle vittime" e "l'aiuto ai rifugiati" e infine impegna la comunità internazionale a convocare "una conferenza dei donatori per raccogliere fondi supplementari da destinare al Darfur - riporta l'agenzia Misna. Il triennale conflitto del Darfur ha provocato più di 200.000 morti e più di 2 milioni di sfollati.

Il più grande gruppo ribelle nella regione sudanese del Darfur ha accettato così di firmare un accordo di pace con il Governo: il passo in avanti è stato fatto quando il leader dell'Sla-m (Sudan Liberation Armi/Movement), Minni Minnawi, è ritornato ai colloqui dopo lunghe ed intense trattative. Nei colloqui, che si svolgono ad Abuja (Nigeria), sono implicate quattro parti: il Governo sudanese, le milizie arabe pro-governative Janjaweed, ed i due gruppi ribelli: l'Sla-m ed il Jem (Justice and Equality Movement) che, comunque, non si dice contento dei termini dell'accordo offerto, mentre il Governo invece è già d'accordo per firmare - riporta Warnews.

Il gruppo più grande, l'Sla-m, è diviso in due fazioni, la più piccola delle quali, guidata da Abdelwahid Muhamed El Nur, si è rifiutata di firmare. I ribelli hanno dichiarato, secondo la BBC, di non essere soddisfatti degli accordi riguardo la distribuzione del power-sharing nella vasta regione desertica. L'altra fazione del Sla-m invece, secondo la Reuters News Agency, vorrebbe più seggi in Parlamento ma ha accettato l'accordo per far terminare la sofferenza della gente del Darfur. E' il gruppo ribelle più piccolo, il JEM, a cui gli accordi ancora non piacciono; Ahmed Tugod, negoziatore capo del gruppo, ha detto di "aver deciso di non firmare finché non saranno apportate delle modifiche al documento".

Soddisfazione, speranza e prudenza sono le reazioni suscitate in gran parte della comunità internazionale dalla firma, avvenuta ieri ad Abuja, dell'accordo di pace tra il governo sudanese e l'Esercito di liberazione del Sudan (Sla-m), il principale dei movimenti combattenti attivi in Darfur, la regione occidentale sudanese teatro dal febbraio 2003 di una guerra interna. "Adesso è arrivato il momento di agire velocemente per far si che questo sviluppo abbia il giusto impatto sul terreno e sulla vita del sudanesi del Darfur" - ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, esprimendo ai giornalisti la propria soddisfazione per l'accordo siglato ieri. Annan ha invitato poi le parti a lavorare insieme per mettere fine alle violenze nella regione e ha chiesto al governo sudanese di accettare l'arrivo nel paese di una missione di valutazione, in vista di un possibile dispiegamento in Darfur di una forza di pace Onu, un'opzione questa fortemente avversata da Khartoum negli ultimi mesi.

Da Bruxelles, il responsabile della politica estera dell'Unione Europea, Javier Solana, invita i ribelli che non hanno firmato l'accordo di ieri - il Movimento per la giustizia e l'uguaglianza (Jem) e una costola minoritaria dello Sla-m - "a rivedere le proprie posizioni". "Questo - ha detto Solana, commentando la firma dell'accordo - è sicuramente lo sviluppo più importante degli ultimi anni per il Darfur, per il Sudan, ma anche per l'intero continente africano".

"Soddisfazione" è stata espressa anche dalla Casa Bianca che definisce l'intesa raggiunta ieri "un passo significativo" nel processo che dovrà portare la pace in Darfur. "È un accordo molto importante, perché consente l'inizio del processo di pace in Darfur", ha detto il ministro allo sviluppo internazionale inglese Hilary Benn, confermando la lettura di chi sostiene che l'intesa 'imposta' (sia il governo sudanese che i ribelli hanno espresso riserve sul documento sottoscritto) ieri ai due principali protagonisti sia solo il punto di partenza, e non certo quello di arrivo, di un vero negoziato di pace. [GB]

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