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Dall'appello nasce un osservatorio sull'Africa
Conflitti
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Lacrime e carità non bastano. L'Africa ha bisogno di istituzioni e politiche che la aiutino a coltivare i suoi processi di unificazione, sostenendo allo stesso tempo gli sforzi della sua società civile, che continua a non essere rappresentata e ascoltata. Questo il significato dell'appello intitolato "Una Grande Politica per l'Africa che vuole cambiare", presentato ufficialmente giovedi 12 febbraio.
"I governi occidentali, il mondo dell'informazione e le istituzioni internazionali privilegiano il dialogo con gli organi ufficiali e i governi, anche quando questi ostacolano il decollo di vere politiche di sviluppo e soffocano le istanze di democrazia delle popolazioni e delle comunità africane - si legge nella premessa dell'appello - Per l'Africa che sta cambiando, è urgente promuovere una Grande Politica per rimuovere gli ostacoli esterni al continente che rallentano e spesso impediscono autentici processi di emancipazione politica ed economica".
Come ha spiegato Silvestro Montanaro, autore della trasmissione di Rai Tre "C'era una volta", che ha dedicato la sua ultima serie proprio alle ragioni che si nascondono dietro le continue crisi politiche ed economiche del continente africano, "grazie al lavoro fatto in questi anni ci siamo resi conto dell'urgenza di dire almeno alcune parole, per spiegare che probabilmente, e a volte inconsapevolmente, abbiamo contribuito anche noi alla creazione di un gap ulteriore tra i paesi del Nord del mondo e l'Africa".
Per Montanaro, troppo spesso nei confronti dei temi africani prevale un atteggiamento di rifiuto o, al massimo, di pietas, mentre "non scatta quasi mai un meccanismo di presa di coscienza del fatto che la situazione di questo continente non è il frutto del destino, ma al contrario è legata a scelte ben precise compiute dagli uomini". Per questo i promotori dell'appello, cui hanno aderito numerosi esponenti del mondo della cultura e dell'informazione, da Michele Santoro a Maurizio Costanzo, da Massimo Cacciari ad Alberto Abruzzese, chiedono che le politiche dei nostri rappresentanti in seno alle organizzazioni internazionali, che decidono, nei fatti, la quotidianità della vita africana, siano caratterizzate da una maggiore trasparenza.
A questo scopo è stata anche annunciata la nascita di un osservatorio permanente sull'Africa, che dovrà monitorare l'azione di governo e parlamentari su questi temi, mentre ai presidenti di Camera e Senato verrà chiesto di dare il via libera a un dibattito parlamentare sulle rappresentanze italiane e le loro politiche all'interno della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, due istituzioni che rivestono un ruolo chiave, e spesso svincolato da un vero controllo democratico, nelle politiche di sviluppo dei paesi del Sud del mondo. L'appello, articolato in nove punti, si rivolge anche al mondo dell'informazione, per chiedere la promozione e la realizzazione di campagne di comunicazione ed educazione allo sviluppo, che favoriscano una conoscenza più profonda delle diverse culture africane e dei diritti tuttora negati in questo continente. "Il problema della par condicio televisiva di destra e sinistra - ha aggiunto a questo proposito Montanaro - appare risibile di fronte all'assoluta assenza di par condicio rispetto a grandi problemi e a grandi continenti come quello africano, che sono sistematicamente esclusi dai palinsesti. In un mondo globalizzato e interconnesso come quello in cui viviamo, è particolarmente grave che in televisione non si parli quasi mai del Sud del mondo, che è da tempo terreno di sperimentazione della neo-economics, i cui effetti hanno importanti ripercussioni anche sulle nostre vite".