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Contraccettivi: a che punto è l’Africa? Il caso del Rwanda
Conflitti
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Foto: Annie Spratt da Unsplash.com
Fa discutere il rifiuto da parte del parlamento rwandese di una nuova proposta di legge, che puntava a rendere legale l’accesso a metodi contraccettivi a partire dai 15 anni. Una questione non indifferente per un paese dove due terzi degli abitanti ha meno di 25 anni e dove c’è la più alta densità di popolazione di tutto il continente, il doppio di quella italiana e più alta di quella dei Paesi Bassi.
Fa discutere perché il Rwanda è il paese africano che nelle ultime due decadi si è più impegnato nello sviluppo di un sistema di controllo delle nascite e nella pianificazione familiare. Il governo ha anche posto delle limitazioni al numero di figli per famiglia e sta investendo molto nell’implemento dei servizi e del monitoraggio in questo settore. Il prossimo mese è infatti previsto il 5° censimento della popolazione, operazione nella quale sono stati investiti ben 30 milioni di dollari, molti dei quali fondi statali, a dispetto dei 16 milioni del censimento precedente, fatto nel 2012.
In aumento le gravidanze indesiderate
Nonostante i grandi successi vantati da Kigali, le gravidanze indesiderate tra adolescenti sono aumentate del 21% nell’ultimo anno. I numeri sono passati dai 19mila casi del 2020 ai 23mila del 2021, sebbene il governo dichiari che dal 2005 al 2015 l’incremento dell’uso della contraccezione sia passato dal 17% al 53%. Un dato sicuramente importante, ma a quanto pare non sufficiente. Un ruolo importante lo ha giocato anche il Covid-19 che a causa della chiusura delle scuole ha portato ad una vera e propria esplosione di gravidanze indesiderate giovanili.
Inoltre, nonostante il Rwanda abbia modificato le sue leggi sull’aborto nel 2012, a causa delle pressioni sociali e religiose è ancora impossibile per le donne ricorrere all’aborto sicuro, se non in casi di stupro, incesto e matrimonio forzato.
Se l’emancipazione femminile passa attraverso l’accesso alla contraccezione
La notizia della bocciatura del disegno di legge è arrivata il 18 ottobre, a solo un giorno di distanza dal discorso di Lydia Zogomo, direttore regionale del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) per l’Africa orientale e meridionale, allo YouthConnekt Summit 2022, tenutosi proprio in Rwanda.
Zogomo ha definito il diritto alla salute sessuale e riproduttiva come un diritto umano fondamentale, che deve essere considerato un pilastro di ogni programma di sviluppo giovanile. Ha poi sottolineato come le gravidanze indesiderate tra le adolescenti siano tra le principali cause di abbandono scolastico: «Esiste un legame diretto tra la possibilità di godere di questi diritti e l’emancipazione socioeconomica. Pertanto, la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, una buona salute mentale e l’emancipazione delle donne e dei giovani sono interdipendenti ed essenziali per il progresso socioeconomico, lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà e l’uguaglianza di genere»...