Congo: il saluto a Kibembi e la chiusura di Msf

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Più di cinquemila persone sono intervenute ai funerali di Pascal Kabungulu Kibembi, il segretario esecutivo dell'associazione per i diritti umani 'Héritiers de la Justice', ucciso da armati domenica mattina per motivi ancora ignoti nella sua abitazione nella città del Sud Kivu, nell'est della Repubblica democratica del Congo. "Gli assassini sono forse tra noi in questo momento; ci guardino bene in faccia per individuare a chi toccherà la prossima volta, ma sappiano che non riusciranno a uccidere la verità" ha commentato Pierre Kabeza, coordinatore degli insegnanti delle scuole cattoliche di Bukavu. Alle esequie erano presenti, tra gli altri, religiosi, esponenti della società civile e autorità locali e che nelle stesse ore il presidente congolese Joseph Kabila disponeva un'inchiesta sulla morte di Kibembi. Dal 1995 ai vertici di 'Héritiers de la Justice' - fondata nel 1991 come servizio delle Chiese Protestanti per i diritti umani e la pace - Kibembi era da alcuni mesi componente della Lega per i diritti dell'uomo nei Grandi Laghi.

E Medici Senza Frontiere ha annunciato la chiusura dei suoi programmi nella periferia della città di Bunia, distretto di Ituri. Contemporaneamente Msf ha pubblicato un rapporto intitolato "Niente di nuovo in Ituri: la violenza continua", in cui denuncia l'intollerabile livello di violenza a cui sono sottoposti i civili e le enormi difficoltà che incontrano le associazioni che vogliono portare soccorso. La decisione è diretta conseguenza del rapimento di due membri dello staff di Msf avvenuto lo scorso 2 giugno: il loro rilascio avvenuto 10 giorni più tardi non è considerato una garanzia sufficiente delle condizioni di sicurezza per continuare a lavorare e così gli oltre 100mila sfollati che beneficiavano dell'assistenza di Msf in quella zona ne saranno privati.

"Anche se siamo costretti a lasciare la periferia Bunia, la nostra priorità oggi è quella di continuare ad assistere la popolazione dell'Ituri, all'interno della città di Bunia" ha sottolineato Marylin McHarg, direttore delle operazioni di MSF nell'area. Ma per gli operatori umanitari resta difficilissimo portare soccorso a buona parte della popolazione e così 100mila sfollati ricevono ben pochi aiuti. MSF denuncia dunque un duplice fallimento: la gran parte della popolazione non è protetta e vive sotto costante minaccia di violenze e inoltre non può ricevere assistenza umanitaria a causa delle immense difficoltà incontrate dagli operatori.

Le responsabilità ricadono principalmente sulle parti in conflitto che non stanno facendo nulla per proteggere i civili, ma anche la comunità internazionale - nonostante gli innegabili sforzi - non sta riuscendo a risolvere una delle più lunghe e sanguinose crisi che ha prodotto fin qui almeno 3 milioni di morti. [AT]

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