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Colombia: la legge di Uribe e dei paramilitari
Conflitti
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Soddisfazione è stata dichiarata da parte di una ventina di associazioni attive nella difesa dei diritti umani rispetto alla dichiarazione di incostituzionalità dello scorso lunedì della cosiddetta 'legge anti-terrorismo' approvata dal Parlamento lo scorso anno. Questa legge che permetteva le perquisizioni domiciliari, gli arresti e le intercettazioni telefoniche senza una preventiva autorizzazione giudiziaria è stata annullata solo per vizi di forma e non di sostanza. La norma composta di 21 articoli era stata approvata nel 2003 dal grosso del Congresso colombiano, nonostante le proteste di larga parte della società civile. Le ong hanno dichiarato di avere accolto con sollievo la decisione della Corte costituzionale, che spinge "il corpo legislativo a rispettare le garanzie dell'opposizione politica e le dissidenze sociali". "Per le colombiane e i colombiani è comunque motivo di soddisfazione il fatto che con questa decisione si sia evitata la deroga di clausole essenziali dello Stato sociale di diritto stabilite dalla Costituzione del 1991" hanno sostenuto le associazioni in un comunicato.
Il governo colombiano presieduto da Alvaro Uribe ha approvato un decreto che prevede il pagamento di 'buoni' a guerriglieri e paramilitari che decidano di consegnare le armi, cooperare con le forze armate nella lotta contro i gruppi illegali attivi nel Paese sudamericano. Una somma di denaro proporzionata "al risultato della collaborazione" sarà versata a chiunque - aderente a movimenti di estrema sinistra o di estrema destra - "fornirà informazioni in grado di evitare o chiarire delitti". Sulla base dello stesso principio saranno premiati anche coloro che decidano di consegnare armi, materiale di 'intelligence' militare, strumenti di comunicazione, droga, materiali per la preparazione di allucinogeni "o qualsiasi altro materiale relativo ad attività illecite.
Il gruppo più numeroso dei paramilitari sono le AUC (Autodefensa Unidas de Colombia) che si sono macchiati di centinaia di massacri, tra cui l'ultimo lo scorso 18 aprile nel villaggio di Bahma Portete dove vivono gli Indigeni Wayuu. Quando se ne sono andati hanno lasciato 12 cadaveri e 30 persone scomparse. Secondo le testimonianze dei sopravvisuti gli abitanti sono stati uccisi e fatti a pezzi con le motoseghe donne e anziani, torturato e bruciato i bambini. Una strategia del terrore che costringe la gente a scappare e lasciare la propria casa e la propria terra. Nell'anno 2003 ci sono state da parte dei gruppi paramilitari circa 3600 violazioni dei diritti umani di cui 2300 sono stati omicidi o massacri. Questo in un anno di "dichiarato cessate il fuoco unilaterale" per via del processo di pace con il Governo. L'esercito e le varie polizie a loro volta, hanno commesso circa 3000 violazioni di cui circa 300 omicidi extragiudiziali.
In un'intervista rilasciata da Karmen Ramìrez della Coordinatora di Asociaciòn Wayùu P㼀tchip㼀, nella regione della Guajira in cui abita la popolazione indigena è situata la più grande miniera di carbone del mondo. "La ExxonMobil, proprietaria della miniera, ha offerto di comprare le case, molti degli abitanti hanno rifiutato di li a poco sono entrate le ruspe scortate dalla polizia Colombiana - racconta l'attivista Ramirèz che prosegue - adesso si esplora il sottosuolo essendo l'area ricca di petrolio e è arrivata la multinazionale Petrobras con i paramilitari".
"Uno degli obiettivi della presenza delle AUC nella Guajira è esattamente quello di paramilitarizzare la frontiera, da tempo si parla di AUV ossia gruppi paramilitari di Venezuelani armati e preparati dalle AUC con lo scopo di contrastare militarmente la rivoluzione Bolivariana del Presidente Hugo Chavez". Nonostante le minaccie arrivate direttamente alla madre di Karmen rimane forte la convinzione a denunciare le violenze e gli intrighi. "Il presidente Colombiano Alvaro Uribe Velez è accusato da più parti di paramilitarismo e per questo sarebbe meglio chiamare i dialoghi di pace con le AUC che ci sono in corso con il nome di "monologhi" di pace". Nonostante queste opposizioni la maggioranza governativa ha portato il 28 Luglio scorso i tre maggiori capi paramilitari a parlare al congresso, a difendere il loro operato, a dichiararsi patriottici difensori contro la guerriglia, avvolti nei loro abiti pregiati e scortati dalla polizia di stato. [AT]