Colombia: dopo tre anni ancora tra eserciti e morti

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Gli oltre 2.500 milioni di dollari destinati dagli Stati Uniti al Plan Colombia sono stati utilizzati per l'80% nell'industria bellica facendo diventare così la Colombia il terzo destinatario al mondo di aiuti militari statunitensi dopo Israele e Egitto.

"I fondi sono utilizzati per le spese militari anziché per i programmi di sviluppo alternativi" ha dichiarato l'esponente democratico del congresso USA James McGovern. Anche l'obiettivo di combattere il narcotraffico non ha prodotto i risultati sperati. Secondo l'ambasciatrice uscente USA a Bogotà, Anne Patterson, in tre anni si è avanzato molto nella lotta alla droga con l'uso delle fumigazioni si è registrata una diminuzione del 15 per cento delle coltivazioni di coca e del 25 per cento quelle di papavero. Ma un report diffuso da Amnesty International, il Centro per la Politica Internazionale (CIP) e Latin American Working Group denuncia che le piantagioni si spostano e si diffondono più velocemente di quanto siano estirpate.

La fumigazione aerea di diserbanti, in numerose zone, ha creato la distruzione e l'avvelenamento di aree destinate proprio a quelle coltivazioni alternative alle piante vietate.

Tre anni di Plan Colombia ha gettato benzina sul fuoco della guerra civile colombiana, sdoganandola, dopo il settembre 2001, in una guerra al terrorismo. Al posto dell'auspicata maggiore democrazia assistiamo a una recrudescenza della violenza generale e una frammentazione dei conflitti interni che riempiono le campagne e le frontiere di sfollati e trasformano le città colombiane in trappole per attentati sanguinari. "Se in Colombia nel 2000 morivano 14 persone al giorno, nel 2002 le persone sono diventate 20" rammenta Eric Olson, portavoce di Amnesty International Usa.

Il presidente colombiano Uribe, dopo un'anno del suo mandato, lo scorso 20 luglio ha salutato con gran favore la proposta di quaranta esponenti del congresso di Bogotà hanno proposto una riforma elettorale che consenta di rieleggere il Presidente per un secondo mandato.

Mentre le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC), scrivono una lettera pubblica al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, di voler incontrare l'ONU per spiegare loro direttamente i propri punti di vista sulla guerra in Colombia, le forze paramilitari Autodifesa Unite Colombiane (AUC) di estrema destra e vicine al governo, il 17 luglio firmano un accordo in dieci punti con il Commissario di Pace del governo Luis Carlos Restrepo.

Secondo fonti governative, almeno 32 tra guerriglieri paramilitari e soldati avrebbero perso la vita durante una vasta serie di operazioni lanciate tra ieri e lunedì dall'esercito regolare, in diversi dipartimenti del Paese. L'azione più violenta, come riferito da Warnews, sarebbe avvenuta in una zona rurale non lontana da Ricaurte (Nari㱀o); il bilancio sarebbe di 17 ribelli delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) uccisi, tra cui "12 uomini e tre donne"; a quanto sembra, "non ci sono perdite tra le forze militari".

L'Associazione nazionale Nuova Colombia denuncia in un documento dettagliato le sigle e funzioni dei vari comandi delle imprese private che assoldano militari in pensione ed ex-agenti della CIA e del FBI e che stanno "all'intervento USA nel paese andino come i paramilitari stanno al terrorismo dello Stato colombiano contro la popolazione civile - chi afferma che il suddetto intervento militare potrebbe avvicinarsi ha il passo lento e caduco nel comprendere la natura della politica a stelle e strisce in Colombia".

Fonte: Associazione nazionale Nuova Colombia, Warnews, Selvas

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