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Ciad: continuano le violenze, evacuate le agenzie Onu
Conflitti
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Durante le ultime settimane sono aumentati gli scontri nel Ciad orientale tra il governo e i ribelli, che hanno costretto le agenzie dell'Onu e numerose Ong attive nella zona a ridurre le operazioni di aiuto ai 200.000 rifugiati del Darfur e ai 90.000 ciadiani sfollati che gremiscono i campi della regione. Anche oggi nuovi combattimenti sarebbero avvenuti nell'estremo est del paese a ridosso della frontiera con il Sudan, dove da mesi sono attivi diversi gruppi ribelli che nei giorni scorsi hanno attaccato postazioni governative nella regione di Abeché e Biltine - riporta l'agenzia Misna.
"Quest'ultima ondata di violenza rischia di avere un impatto devastante in una regione dove migliaia di persone, rifugiati e parte della popolazione residente, dipendono dall'assistenza umanitaria esterna" - afferma un comunicato di Medici senza Frontiere. "Le condizioni di sicurezza continuano a peggiorare costantemente e i recenti combattimenti a Guereda hanno spinto alcune organizzazioni umanitarie a ritirare il proprio personale da quella zona" - afferma Duccio Staderini, capo missione di Medici Senza Frontiere (MSF) in Ciad. "Temiamo che con la riduzione degli operatori umanitari, la situazione non potrà fare altro che peggiorare per la popolazione residente, per gli sfollati e per tutti i rifugiati che dipendono dall'assistenza fornita dalle Ong".
Anche l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati - Unhcr è stato costretto a cercare mezzi alternativi per assistere i rifugiati, dal momento che l'Agenzia - al pari delle altre agenzie delle Nazioni Unite attive nell'area - sta riducendo al minimo indispensabile il personale presente nelle regioni settentrionali di Bahai. "La situazione in Ciad orientale resta estremamente precaria, con il proseguire di movimenti militari e di tensioni locali" - segnala l'Unhcr che è impegnato nel tentativo di soddisfare le necessità fondamentali dei rifugiati.
Nell'ultimo anno vari movimenti ribelli hanno cercato di destituire il presidente Idriss Deby, al potere dal 1990, combattendo nel deserto e sulle montagne del Ciad orientale. Deby ha accusato il Sudan e l'Arabia Saudita di aiutare i ribelli fornendo loro appoggio militare e nelle scorse settimane ha proclamato lo stato di emergenza in gran parte del Paese dopo i violenti scontri fra comunità arabe e non arabe al confine con il Darfur sudanese. Il governo di N'djadema, già impegnato a fronteggiare una ribellione interna, ha accusato una milizia araba sudanese di aver provocato gli scontri etnici delle scorse settimane con frequenti incursioni nel Ciad a partire dalla regione confinante sudanese del Darfur. Khartoum, a sua volta, sostiene che il governo di Deby garantisce appoggio ai ribelli attivi nella regione sudanese del Darfur. [GB]