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Cecenia: condannati gli atti terroristici
Conflitti
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I recenti attentati suicidi compiuti dai guerriglieri ceceni a Znamenskoye e a Iliskhan-Yurt hanno ulteriormente drammatizzato la già intricatissima situazione della regione. Le organizzazioni internazionali hanno condannato all'unanimità le stragi.
Non è ancora chiaro però chi siano gli autori materiali e gli organizzatori di questi ennesimi massacri. Il Presidente russo Putin accusa le frange più radicali dei ribelli, in particolare quelle connesse ad al-Quaeda, e denuncia un coinvolgimento diretto di quest'ultima. Un separatista vicino al leader della guerriglia cecena Shamil Basayev sostiene invece che proprio Basayev abbia pianificato il primo dei due attentati sostenendo che il quartier generale di Znamenskoye era un luogo in cui tantissimi ceceni sono stati torturati e uccisi, e Basayev aveva da tempo avvisato che preparava una vendetta.
Unanimi, intanto, giungono le condanne delle stragi da parte di numerosi governi ed organizzazioni internazionali. Elizabeth Anderson, dirigente della sezione di Human Rights Watch per l'Europa e l'Asia centrale, denuncia che "anche se gli edifici colpiti a Znamenskoye avessero costituito un legittimo obiettivo militare, quest'attacco è stato un crimine che ha causato enormi sofferenze umane". Anche fonti dell'OSCE esprimono sconcerto per l'accaduto, ed auspicano che gli sforzi per la pacificazione della provincia non vengano in alcun modo mortificati.
Putin intanto afferma in una conferenza che "non scenderà ad alcun compromesso con i ribelli" e che presto "chiuderemo i conti con la guerriglia: il popolo ceceno avrà una vita normale e civilizzata".
In Italia, Adriano Sofri, dalle colonne del quotidiano Repubblica, ha proposto di organizzare a Roma una "grande manifestazione" per la Cecenia. Per dare forza a quella che ritiene l'unica proposta politica che possa consentire di risolvere la tragedia russo-cecena e insieme di ridare ruolo e centralità all'ONU: l'istituzione di una amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite sulla Cecenia.
Fonti: Human Rights Watch, Warnews, Institute for War and Peace Reporting;