Caritas Italiana: Ossezia, il dramma di Beslan

Stampa

La Caritas si unisce al dolore delle famiglie colpite, moltiplica gli sforzi nell'intera regione e invita ad andare alle radici delle crisi nel Caucaso. La strage di Beslan che ha sconvolto l'opinione pubblica mondiale e rafforzato l'incubo del terrorismo, si colloca nel complicato scenario del Caucaso. Ceceni, ingusceti, osseti, georgiani, daghestani, azeri, armeni e altre popolazioni meno note: in ciascuno di questi Paesi vi è un conflitto e ogni conflitto è legato all'altro, principalmente da ragioni politiche ed economiche.

Una catena interminabile di sangue e di morte. Oggi piangiamo i bambini e le vittime di Beslan, che vanno ad allungare l'elenco dei caduti spesso "dimenticati" dall'opinione pubblica e dalla grande informazione. Il problema va affrontato alle sue radici, è una piaga troppo ampia che ha bisogno di un grande lavoro di recupero prima politico e poi sociale di dimensioni ancora non sperimentate, né dalla politica europea e internazionale, né dalle agenzie di intervento umanitario, vista l'entità delle necessità e la precarietà delle situazioni da risolvere.
La Caritas Italiana da tempo collabora con le Caritas della regione, che tra grandi difficoltà, cercano di alleviare le sofferenze delle popolazioni locali, ma anche di sensibilizzare le comunità e l'opinione pubblica, promuovendo una cultura del dialogo e gettando i semi per prospettive di soluzione dei conflitti in atto.

In Cecenia si mantengono aperti centri di alimentazione per i bambini e le donne sole. L'insicurezza è totale; per questo gli operatori entrano il mattino a Grozny e rientrano prima del calare della notte in aree protette. Organizzano centri di distribuzione di viveri e un minimo sostegno sanitario per la popolazione inerme: donne, anziani e bambini.
In Georgia la Caritas opera con una presenza diretta che deve però essere sostenuta dalla rete internazionale in quanto mancano assolutamente i mezzi per intervenire in modi concreti ed efficaci sugli immensi bisogni.
Dopo la tragedia di Beslan abbiamo subito contattato, espresso solidarietà e vicinanza nella preghiera tramite il direttore della Caritas Georgia, padre Witold Szulczynski, che è in costante collegamento con le realtà ecclesiali locali in Ossezia del Nord e si è già attivato anche per l'emergenza profughi in Ossezia del Sud, d'intesa con il nunzio apostolico S.E. Mons. Claudio Gugerotti e grazie al sostegno della rete internazionale.

Considerata anche la mobilitazione di altri organismi e le difficoltà logistiche (la frontiera tra Georgia e Nord Ossezia è al momento chiusa), la forma di aiuto più idonea è la raccolta e l'invio di denaro che potrà essere utilizzato a beneficio delle famiglie colpite e dell'intera popolazione caucasica vittima di conflitti e povertà. È urgente unirsi contro ogni terrorismo e far sì che le religioni non vengano utilizzate come pretesto di divisioni, ma siano fermento di comunione.
Accogliamo l'appello del Papa, che diventa un urlo straziante "Costruiamo la pace, lavoriamo per la riconciliazione".

Ultime su questo tema

Basta guerra fredda!

30 Agosto 2025
Il recente vertice di Anchorage ha aperto spiragli per un futuro meno segnato da conflitti e contrapposizioni. (Alex Zanotelli e Laura Tussi)

Il lavoro delle Ong nel Mediterraneo, tra minacce e ostruzionismo

29 Agosto 2025
Dopo l’attacco alla Ocean Viking, abbiamo intervistato Sara, Protection officer a bordo della nave Humanity 1. (Maddalena D´Aquilio

Global Sumud Flotilla: resistere per esistere

29 Agosto 2025
Dal Mediterraneo a Gaza: la più grande flottiglia civile mai organizzata per denunciare il genocidio e portare solidarietà al popolo palestinese. (Articolo 21)

Un No al Ponte con ventiquattromila baci

27 Agosto 2025
Prima di sapere se il Ponte crollerà o non crollerà, per la gente del posto sarebbe prioritario comprendere se riuscirà ancora a vivere e a respirare. (Jacobin Italia)

Giornaliste a Gaza

26 Agosto 2025
Le donne giornaliste di Gaza: “Continuano il loro lavoro nonostante siano bersagli di attacchi israeliani, di carestia e di violenza”. (Monica Pelliccia)

Video

Charlie Chaplin: "Il Grande Dittatore"