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Benvenuti a Beirut, la città delle autobombe
Conflitti
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Le notizie provenienti dal Libano ci parlano di uno stato di terrore, instabilità e detorieramento del quadro generale di sicurezza. Questo clima si respira in particolare in molte aree della capitale: ciò è causato dalla crescente frequenza e gravità di attentati, esplosioni e autobombe che scuotono soprattutto la periferia sud di Beirut “addahya al janubya”, considerata la roccaforte del Partito di Hezbollah, e i suoi dintorni dove c’è una densità di popolazione sciita.
Ancora una volta le Brigate di Abdullah Azzam hanno colpito qualche giorno fa. Due espolosioni sincronizzati , uno nel quartiere di “Biir Hassan” vicino al centro culturale iraniano e l’altro che ha mirato l’ambasciata iraniana situata nei dintorni. Le brigate di Al Qaeda si sono affrettate a dichiarare la loro responsabilità per le due attentati come hanno già fatto per altri precedenti sempre nella stessa zona. L’arresto, e la successiva morte, del loro leader Majid Majid sembra non abbia assolutamente influito sulle loro attività .
La guerra siriana si estende ora fortemente sul territorio libanese, e il confronto tra Hezbollah e i militanti jihadisti - che adottano l'ideologia di al-Qaeda nella zona di Kalamoon a nord-ovest della Siria - si sta spostando nel cuore della periferia sud di Beirut. Il messaggio è ben chiaro: “ci combattete in Siria, noi vi combattiamo a casa vostra”. Il fatto di colpire obbiettivi iraniani è anche un messaggio per l’Iran che ha sostenuto il regime di Bashar Al Asad sin dall’inizio e continua a finanziare i fabisogni dell’esercito siriano con armi e rifornimenti.
I discorsi del leader di Hezbollah Hassan Nassrallah in cui ha chiesto ai suoi oppositori libanesi di lasciare il Libano lontano dai problemi siriani non ha trovato alcun riscontro, e quindi il Paese si è ben trovato nel cuore della guerra. Le prime scintille sono scoppiate a Tripoli a nord del Paese: poiché la città è a maggioranza sunnita, essa è stata e continua ad essere la destinazione preferita di tanti siriani fuggiti dalla guerra, e lì i primi scontri sono cominciati, prima che il fenomeno arrivasse a Beirut.
In Libano sono arrivati, dall’inizio della guerra, più di un milione di rifugiati siriani. Gestire un tale numero di persone è un impegno notevole soprattutto per un paese come il Libano, che ha poco più di 4 milioni di abitanti. Per non parlare dei “profughi non profughi” palestinesi che stanno da più di 60 anni nei campi, ormai senza patria e senza futuro. La maggior parte dei rifugiati siriani sono giovani disoccupati e disperati, una condizione che i gruppi militanti utilizzano per assoldarli a basso prezzo. Non è un buon segnale per un Paese già sfiancato da una sequenza di conflitti.
Non c’è alcun dubbio che c’è una preoccupazione crescente negli ambiti conservatori sciiti dopo il coinvolgimento di Hezbollah nella guerra in Siria, e soprattutto dopo la catena di autobombe provenienti dal territorio limitrofo. Da un’altra parte c’è un appello alla vendetta dalla parte estremista sciita che vuole replicare nello stesso modo, cioè facendo scoppiare autobombe nelle aree sunnite. Tuttavia ci sono pressioni da parti molto influenti che impediscono un’ulteriore escalation non solo per paura delle conseguenze sulla popolazione sciita che è una minoranza, ma sul Libano in generale.
É difficile se non impossibile arginare il fenomeno di questi attentati, a prescindere dalle misure di sicurezza adottate a questo proposito: cosa si può fare contro una persona che vuole farsi esplodere e contro l’autobomba che guida verso il target a lui affidato? É vero che i controlli di sicurezza si sono intensificati negli ultimi mesi, però i terroristi hanno altre tattiche per spostare queste macchine cariche di esplosivo, ora usando giovani belle ragazze vestite alla moda, ora utilizzando macchine di lusso.
Il Libano sta sprofondando nel pantano di una sanguinaria guerra settaria, che può durare finchè la crisi in Siria non si risolve; purtroppo una soluzione in breve termine non pare possibile visto l’esito negativo sia del primo che del secondo congresso di Ginevra.
Ora, pochi giorni fa, dopo 10 mesi di gestazione, è nato il nuovo governo di unità nazionale guidato dal sunnita Tammam Salam: l’esecutivo è rappresentato da varie forze politiche, i più influenti sono gli avversari di sempre, il Partito del 14 marzo cappeggiato da Saad Alhariri e l’Alleanza dell’ 8 marzo guidata dal gruppo sciita di Hezbollah. Due blocchi, pro e anti siriano, che dimostrano chiaramente come il Libano sia ormai dipendente dalla situazione in Siria. Il Paese sta attraversando uno dei periodi più delicati della sua storia, e per farlo uscire da questa spirale di instabilità ci vorrebbe un impegno serio dalle forze politiche e dalla società civile che è la vera ricchezza di questo bel Paese. Altrimenti l’insicurezza, l’instabilità e le autobombe saranno il titolo del periodo a venire.