Bambini soldato: 58 Paesi dicono stop, assenti gli Usa

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Cinquantotto Paesi si sono impegnati ad adottare misure per porre fine alla piaga dei bambini reclutati a forza come soldati nei conflitti armati. Il documento, siglato al termine della Conferenza di due giorni dal titolo '"Liberiamo i bambini dalla guerra", promossa da Unicef e governo francese, non ha valenza giuridica ma "un forte valore politico e sociale", come ha sottolineato il ministro degli Esteri francese Philippe Douste-Blazy. Tra gli impegni sottoscritti, quello di lottare contro l'impunità, indagare e perseguire reclutatori e comandanti dei minori inseriti in gruppi armati o eserciti regolari. Per tutti questi reati non è ammessa alcuna amnistia. Il documento mette anche in evidenza come le bambine (che costituiscono il 40% del totale dei bambini soldato) siano le vittime più vulnerabili, perchè sfruttate come combattenti al fronte ma anche a fini sessuali.

"Dalla Conferenza è emerso un notevole impegno politico per porre fine all'arruolamento illegale di bambini" - ha dichiarato il Vice-direttore esecutivo dell'Unicef, Rima Salah. "Ciò che ora deve essere fatto è convogliare tale impegno e trasformarlo in azione concreta per proteggere i bambini dall'arruolamento, aiutando quelli già arruolati a superare tale esperienza e a rientrare nelle proprie comunità d'origine".

"Oggi per la prima volta gli Stati firmatari si sono impegnati solennemente ad applicare e rispettare i principi della lotta contro il reclutamento e l'impiego dei minori nei conflitti armati" - ha sottolineato il ministro degli Esteri francese Philippe Douste-Blazy. Positivo anche il commento della Federazione Internazionale Terre des Hommes (IFTDH) che accoglie con favore i "Principi per la protezione i minori dal reclutamento e dal loro utilizzo da parte delle Forze Armate o di gruppi armati" (Principi di Parigi ) che sono stati stabiliti durante la conferenza ed esorta tutti i governi ad assicurarne l'attuazione.

Tra i Paesi firmatari ci sono dieci dei dodici Paesi in cui l'Onu ha denunciato il ricorso ai bambini soldato, tra cui Sudan, Ciad, Somalia, Uganda, Repubblica democratica del Congo, Colombia e Sri Lanka. Gli altri due, Myanmar e Filippine, non hanno partecipato alla conferenza. Grandi assenti anche gli Stati Uniti sotto accusa per l'arruolamento di minori.

L'Italia è stata rappresentata dal viceministro degli Esteri Franco Danieli, che ha sottolineato "la grande attenzione" del Paese "per i diritti violati di milioni di bambini e bambine coinvolti nei conflitti armati". Attenzione, ha puntualizzato, "che costituisce una costante dell'azione della politica estera italiana in materia di diritti umani". La conferenza di Parigi si è tenuta a dieci anni dall'adozione del "Principi di Città del Capo", un primo codice di riferimento elaborato nel 1997 da Unicef e organizzazioni umanitarie per la protezione e il recupero dei bambini soldato.

Sono circa 250 mila i bambini coinvolti nei conflitti armati in tutto il mondo usati come combattenti, messaggeri, spie, facchini, cuochi e le bambine in particolare sono costrette a subire abusi sessuali, deprivandole dei loro diritti e della loro infanzia. Nonostante le risoluzioni delle Nazioni Unite e gli standard legali internazionali definiti nell'ultimo decennio su questo tema, rimangono molte lacune.

Proprio nei giorni precedenti la Conferenza, il Rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu sui bambini nei conflitti armati, Radhika Coomaraswamy, aveva denunciato che malgrado le dichiarazioni del governo sudanese per attivare programmi contro l'arruolamento di bambini e contro gli stupri ai danni di ragazze e bambine, le forze ribelli in Darfur e le truppe governative continuano ad arruolare con la forza ragazzi minorenni. Anche il Governo Blair è stato messo sotto accusa per l'arruolamento di giovani britannici minori di 18 anni, alcuni dei quali sono stati mandati a combattere in Iraq contravvenendo ad un protocollo delle Nazioni unite sui diritti dei ragazzi. [GB]

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