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Balcani: scoperte nuove prove video sulle atrocità di Oluja
Conflitti
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Gli anniversari e le ricorrenze nei Balcani non servono solo a commemorare la storia passata, ma anche a produrne di nuova - evidenzia Massimo Moratti da Sarajevo in un approfondimento per Osservatorio sui Balcani -. La tecnologia e i filmati amatoriali contribuiscono enormemente al processo di rielaborazione del passato che sta avvenendo con sempre maggior rapidità nei paesi della ex Jugoslavia. Questi due elementi, produzione di video amatoriali e ricorrenze storiche, miscelati sapientemente da mano esperta, producono risultati esplosivi nelle opinioni pubbliche di Bosnia ed Erzegovina, Croazia e Serbia. Gli echi di tali esplosioni vengono poi amplificati dalla cassa di risonanza dei vari partiti politici, che ne fanno ampiamente uso per conquistare il proprio elettorato.
Così l'anniversario di Oluja, l'operazione croata che pose fine all'esistenza della Republika Srpska di Krajna, segna la scoperta di un'altra serie di video filmati, ritrovati proprio nei giorni scorsi. I video, fatti recapitare ad arte all'emittente belgradese B92, mostrano una serie di atrocità commesse dalle forze croate e bosniache nei confronti dei serbi, nel corso di Oluja. Tre video puntano direttamente l'indice contro i "Black Mamba" delle forze croate e gli "Hamza" della 505 Brigata di Buzim dell'Armija della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina. I video mostrano rifugiati e sfollati serbi che vengono maltrattati dalle unità croate e musulmane, le unità musulmane che uccidono un prigioniero serbo e simili episodi di violenza. Ma il video che ha destato più scalpore è quello che ritrae Atif Dudakovic, generale di Bihac, comandante del V corpo dell'Armija della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina che dà l'ordine di incendiare i villaggi serbi della Krajna occidentale, nelle zone di Sanski Most, Petrovac, Kljuc.
È nei confronti di Dudakovic che si scatenano le principali accuse. Il suo ruolo è paragonabile a quello di Gotovina nella condotta di Oluja. Lo stesso Dudakovic ha dichiarato che l'operazione Oluja è servita tanto ai croati quanto ai bosniaci per riprendere il controllo della Krajna occidentale. Ma questa volta l'Aja è fuori causa (non prevede la possibilità di indiziare nuove persone per i crimini di guerra) e saranno i tribunali locali a decidere.
Nei confronti di Dudakovic si annuncia l'apertura di una serie di inchieste in Bosnia, Erzegovina e in Croazia. I procuratori dei tre paesi hanno contatti regolari e proprio alcuni giorni prima della pubblicazione dei filmati si erano riuniti con il procuratore del tribunale per l'ex-Yugoslavia Carla del Ponte per coordinare l'azione regionale. Il portaparole della Camera per i Crimini di Guerra della Bosnia ed Erzegovina ha annunciato di aver ricevuto i materiali e che infatti la procura stava già investigando l'operazione tempesta. Lo stesso ha fatto la procura croata per mano del procuratore Mladen Bajic.
Intanto appaiono in difficoltà il Tribunale della Bosnia ed Erzegovina e le procure locali poiché si trovano a far fronte a circa 13 mila persone che potenzialmente potrebbero essere indiziate per crimini di guerra, e mancano delle risorse umane per far fronte ad una tale mole di lavoro. Il Procuratore della Bosnia ed Erzegovina, Marinko Jurcevic, ha spiegato che "pur sostenendo il lavoro dei tribunali bosniaci e aumentandone le capacità sia in termini di personale che di materiali, sarebbero comunque necessari almeno 10 anni per processare tutti i potenziali criminali di guerra".
di Massimo Moratti