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Assopace: dopo attentato Nassiriya il no alla guerra continua
Conflitti
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Siamo stati contrari all'intervento militare in Iraq, abbiamo manifestato la nostra opposizione alla guerra, abbiamo affermato che la democrazia non si esporta, che il terrorismo si combatte solo eliminando le cause politiche, economiche e sociali che lo alimentano, altrimenti sarebbe cresciuto.
Sappiamo tutti, e lo sanno anche i più favorevoli alla guerra, che questa ha ragioni prettamente economiche e obbedisce unicamente ad idee di potenza a livello planetario.
E poi abbiamo detto che la guerra non è finita il 1°maggio, come proclamato da Bush, che i nostri soldati non avrebbero dovuto essere impegnati a fianco e sotto comando delle truppe di occupazione anglo-americane ed infine che, il contingente militare italiano, andava ritirato.
Ora, dopo i morti a Nassirya, condividendo il dolore per le vittime e comunicando ai loro famigliari tutta la nostra solidarietà ed il nostro cordoglio, continuiamo a chiedere che il Parlamento imponga al Governo il ritiro immediato dei soldati italiani dall'Iraq, che l'Iraq ritorni agli irakeni ed al loro diritto ad autodeterminarsi, che intervenga l'ONU, con una risoluzione ben più coraggiosa della 1511 di qualche settimana fa, che l'Italia intervenga sì, ma sul piano umanitario e dell'aiuto allo sviluppo con le sue ONG, con le sue associazioni e con quella parte della società civile che, da sempre, si oppone a guerre "giuste", "umanitarie"e "preventive".
Sono queste le credenziali migliori del nostro paese in politica estera.