Afghanistan: carcere Usa e nel sud spazio alla Nato

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Gli Stati uniti intendono costruire un carcere per terroristi in Afghanistan e vi trasferirebbero alcuni dei detenuti della base di Guantanamo (Cuba): lo scrive oggi il quotidiano Financial Times. Secondo il giornale finanziario, il complesso scelto è Pol-e-Charki, una prigione vicino a Kabul che risale all'epoca sovietica. Alcuni padiglioni, continua Financial Times, sono stati recentemente ristrutturati con i finanziamenti dell'Unione europea e l'appoggio delle Nazioni unite. L'intenzione dell'Ue e dell'Onu era farne una prigione per persone coinvolte nel traffico di droga. Gli Usa intendono, invece, renderlo un carcere di massima sicurezza per presunti terroristi. In particolar modo, verrebbero trasferiti nel complesso di Pol-e-Charki i detenuti afgani attualmente rinchiusi nella prigione di Guantanamo.

Tutto questo mentre si apprende che l'esercito Usa si sta ritirando dal sud dell'Afghanistan e sarà sostituito da truppe dei paesi dell'Alleanza atlantica NATO. Entro marzo i primi 2.500 soldati Usa lasceranno le montagne e i deserti delle province di Kandahar, Helmand, Uruzgan e Zabul, province ancora roccaforti dei talebani. Rimarranno sul terreno 16.500 soldati americani, sparsi per tutto il resto del Paese e sul fronte meno 'caldo' della guerra ai talebani, quello orientale della provincia di Kunar. Ma la previsione è di smobilitarne altri entro la fine dell'anno e di sostituirli anch'essi con truppe di altri Paesi Nato. A prendere il posto degli americani sul fronte sud saranno 6 mila nuovi soldati della Nato sotto comando della Gran Bretagna, che da sola invierà 3 mila uomini. Gli altri 3 mila saranno canadesi e olandesi. A Kabul, nel nord e nell'ovest dell'Afghanistan la Nato ha già 10 mila uomini, quelli del contingente Isaf, che però mantengono esclusivamente compiti di peacekeeping. "Ma non sarà così per i nuovi soldati in arrivo nel sud, anche se a Londra, Ottawa e Amsterdam i politici evitano di affrontare l'imbarazzante argomento per evitare le prevedibili reazioni delle locali opinioni pubbliche, a cui è stato detto per quattro anni che la guerra in Afghanistan era finita" scrive Enrico Piovesana su Peacereporter.

Il 18 settembre si sono svolte le elezioni parlamentari e provinciali e i risultati sono arrivati oltre un mese di distanza. Secondo Laura Quagliolo delle Donne in Nero di Milano si sono verificate le drammatiche previsioni: "il nuovo parlamento sarà costituito, con ben poche eccezzioni da signori della guerra, oltre che ex comandanti talebani, macchiatisi dei più efferati crimini contro l'umanità". "Il fratello del presidente Karzai è uno dei più grossi trafficanti di droga del Sud del paese" scrive l'attivista per i diritti umani afghana Omar Sayal in un articolo pubblicato sul numero di dicembre della rivista "Guerre & Pace". "Karzai sostiene i signori della guerra e vuole che siedano al suo governo. Sa di non potersi opporre ai signori della guerra e preferisce averli come alleati; entrambi fanno man bassa dei beni pubblici afghani e dei soldi degli aiuti internazionali. Non sa come controllare il paese e come far fronte ai bisogni della popolazione quali la fornitura di acqua potabile e di elettricità" scrive l'attivista Omar che accusa le organizzazioni non governative di essere corrotte e di far tornare la maggior parte dei fondi per la ricostruzione ai paesi donatori sotto forma degli stipendi dei funzionari. [AT]

Altre fonti: Peacereporter, Donne in Nero

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