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11 settembre a Bologna, in lotta contro la guerra e l'ingiustizia
Conflitti
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Il Gruppo di Lavoro Tematico "nonviolenza e conflitti" del Nodo di Bologna della rete Lilliput aderisce alla manifestazione delle "Donne in nero e non solo". Noi, pacifisti e nonviolenti della Rete Lilliput, insieme a Donne in Nero, e altre associazioni di donne, pochi mesi fa abbiamo ospitato, qui a Bologna, proprio una familiare di una delle oltre tremila vittime dell'attacco alle Torri Gemelle di New York: Dawn Peterson, dell'associazione "Peaceful Tomorrows".
Oggi, 11 settembre 2003, ricordiamo quelle oltre tremila vittime, e con loro tutte le altre vittime delle guerre, del terrore, dell'oppressione e delle discriminazioni. Il loro dolore è il nostro dolore. E proprio loro, oggi come fin dall'indomani delle stragi, chiedono al loro governo e a tutto il mondo di non piegarsi alla logica della vendetta.
La loro lotta è la nostra lotta.
Riportiamo alcuni passi del comunicato dell'associazione di New York Peaceful Tomorrows:
"Uno dei nostri membri, il 14 settembre 2001, ha scritto al New York Times: "Prego che questo paese che è stato così profondamente ferito non dia libero sfogo a forze che non avrebbero il potere di restituirci ciò che abbiamo perduto." E' stato dato libero sfogo a queste terribili forze? Dopo l'11 settembre l'America ha ricevuto la solidarietà del mondo intero. Con la guerra in Iraq il sostegno e la solidarietà internazionale si sono tramutati in odio e disperazione. Il sentimento antiamericano sta crescendo in tutto il mondo: quale migliore strumento per il reclutamento del terrorismo?
(...)
Mentre l'11 settembre rappresenta una tragedia unica nell'esperienza americana, è triste riconoscere che altri popoli hanno avuto il loro 11 settembre senza alcun clamore. I membri di Peaceful Tomorrows hanno incontrato altre vittime della violenza nel mondo che sono diventate il punto di riferimento dei nostri sforzi per trasformare il nostro dolore in azioni di pace. Dai genitori palestinesi e israeliani che hanno perso i propri figli nella violenza, alle vittime dell'ambasciata americana in Kenya, alle madri delle persone scomparse nell'America Centrale e in Sudamerica, ai sopravvissuti della violenza più estrema - le bombe atomiche buttate dagli Stati Uniti su Hiroshima e Nagasaki - i membri di Peaceful Tomorrows si sono trovati ad esser parte di una famiglia mondiale che ha conosciuto il terrore e che ha risposto con la pace.
(...)
Il 15 febbraio 2003 ha evidenziato un enorme cambiamento mondiale, tanto che il New York Times lo ha messo in prima pagina. Milioni di persone nelle strade di tutto il mondo hanno marciato contro la guerra in Iraq dimostrando che ci sono due superpotenze nel mondo: l'amministrazione Bush e l'opinione pubblica globale. Siamo onorati di essere a fianco delle sorelle e dei fratelli che nel mondo sanno di dover cercare un altro modo di vivere insieme su questo pianeta.
Così, oggi, mentre piangiamo i nostri cari, riflettiamo e ricordiamo, vi chiediamo di unirvi a noi per cercare insieme la pace vera, la sicurezza e la giustizia. Lo dobbiamo ai defunti, ne abbiamo bisogno per i vivi e dobbiamo farlo per le generazioni che verranno. Camminiamo insieme verso un futuro di pace."
New York, 11 settembre 2003.