Ogm: la Wto impone, in Cina c'è chi dice no

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L'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) sta minacciando il diritto dei consumatori di dire no agli organismi geneticamente modificati. E' quanto Greenpeace rilancia con un'azione dimostrativa fatta contro il ricorso presentato dagli Stati Uniti al Wto per far cadere i bandi nazionali agli Ogm. A giugno gli Stati membri dell'Ue si sono dimostrati fermi nella loro posizione votando a chiara maggioranza in favore del mantenimento dei bandi nazionali. Il risultato del ricorso statunitense si sarebbe dovuto conoscere il 5 agosto, ma è stato nuovamente rimandato in ottobre. "Il Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza consente agli Stati di regolamentare e rifiutare gli Ogm. Gli Stati Uniti, attaccando l'Ue, vogliono intimidire i Paesi in via di sviluppo, minacciando di utilizzare il Wto contro di loro se non accetteranno di essere invasi dai prodotti Ogm" afferma Federica Ferrario.

Secondo un recente studio dell'Eurobarometro (55.2), il 95% dei consumatori europei vuole avere il diritto di non mangiare Ogm, l' 86% chiede più informazione ed il 60% pensa che le coltivazioni Ogm potrebbero avere un effetto negativo sull'ambiente. Più del 70% dei consumatori, inoltre, rifiuta i prodotti Ogm. Anche in Cina si sta diffondendo la contrarietà agli ogm. Secondo un sondaggio di Ipsos, una compagnia di ricerca internazionale, condotto a Beijing, Shanghai e Guangzhou risulta che il 62% è informato sugli ogm e il 57% sceglie prodotti non-ogm. Solo il 16% dice di preferire i prodotti ogm ma comparati al 35% dell'anno scorso dimostra come la popolarità stia scendendo. Di fatto l'ingresso nel Wto potrebbe essere, per la Cina, un'occasione di crescita e un'opportunità per la sua economia a patto che riesca a intervenire in maniera attiva nel processo decisionale sulle regole del commercio.

Per monitorare e stimolare una discussione riguardo le politiche commerciali della Cina e gli accordi del Wto è nato il "China WTO Network" annunciato a fine maggio, a Wuhan. Il Network, che fra i promotori vede anche ActionAid International Cina, presta una particolare attenzione verso i poveri e la tutela dell'ambiente: l'obiettivo è dare voce anche agli esclusi e agli emarginati, perché abbiamo potere di influenzare il commercio globale. Nonostante questi intenti è comunque necessario ricordare che in altri paesi la partecipazione al WTO non ha avuto un impatto positivo nella riduzione della povertà e nella promozione dell'uguaglianza sociale. Il Cina WTO Network arriva in un momento particolare: nel dicembre di quest'anno la sesta conferenza ministeriale verrà ospitata a Hong Kong.

Intanto nel 'continente' cinese cresce la protesta popolare. Secondo i dati forniti dalla pubblica sicurezza, sono salite dalle 10 mila del 1994 ad oltre 74 mila nel 2004. Dalle colonne di prima pagina il "Quotidiano del popolo" - organo ufficiale del Partito comunista - lo scorso 28 luglio riportava l'avviso che non sarà tollerato nessun tentativo di distruggere la stabilità sociale in modo illegale, in quanto il Paese attraversa un delicato momento di riforma. Secondo analisti l'avviso non giunge inaspettato: numerosi funzionari statali hanno già parlato apertamente della preoccupazione crescente all'interno del Partito legata alle frequenti proteste sociali. Dietro la pubblicazione di un articolo così duro Liu Junning, esperto di politica a Pechino, vede la volontà del presidente Hu Jintao di assumere una posizione forte nel mantenimento dell'ordine pubblico. Liu sottolinea che le autorità devono ancora sedare i focolai delle proteste sociali contadine nelle province meridionali, legate agli espropri terrieri. [AT]

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