Asia: in viaggio la Carovana per la sovranità alimentare

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Arriverà domenica a Colonia (Germania) la "Carovana popolare 2004 per la sovranità alimentare" che chiede diritto alla terra e al cibo. "Le promesse fatte dalla Fao a Roma nel 2001 sono fallite - dicono i promotori: ne sono prova gli 840 milioni di persone che soffrono la fame, i 25 milioni di casi all'anno di avvelenamento da pesticidi". E' questa la seconda "Carovana" dopo l'esperienza di quattro anni fa quando aveva percorso 2500 chilometri, raggiungendo 200 villaggi rurali e 50mila persone dell'Asia.

Quest'anno la Carovana è partita da Selangor (Malesia) e sta viaggiando attraverso l'Asia e l'Europa per tutto il mese di settembre - toccando 13 paesi asiatici e tre europei, prima di concludersi in Nepal. Promossa dalla sezione Asia e Pacifico del Pesticide Action Network (Pan), rete internazionale di gruppi che si occupano di agricoltura e produzione alimentare, con lo slogan "diritto alla terra e al cibo" la Carovana presenta quattro rivendicazioni: produrre cibo in modo ecologicamente sostenibile, garantire il diritto alla terra, sottrarre l'agricoltura alle politiche del WTO, lasciare ai produttori di cibo il diritto a intervenire nella formazione delle decisioni di politica agricola. E vuole "celebrare la diversità delle culture e dei saperi locali circa l'agricoltura e il cibo", costruire contatti e solidarietà tra movimenti sociali in Asia e altrove.

Intanto "Via Campesina" ha commemorato ieri 10 settembre il sacrificio di Lee Kyang Hae, il contadino coreano morto a Cancun lo scorso anno per "fermare il terrore del libero commercio neoliberista". Una delegazione internazionale di Via Campesina si è recata in Corea del Sud per partecipare alle mobilitazioni organizzate dal Korean People's Mobilization Committee for Food Sovereignty and Rice. Secondo il segretario internazionale di Via Campesina, Henry Saragih, "in Asia in particolare la protezione della produzione di riso è essenziale. Al momento la produzione contadina è distrutta dalla liberalizzazione del commercio imposta dal Wto e dagli aggiustamenti strutturali di Banca Mondiale e Fondo Monetario. In Indonesia, ad esempio, queste organizzazioni hanno portato al taglio dei sussidi per i contadini e ad avere i mercati locali invasi da riso, zucchero e soya di importazione. Oltre a questo non c'è abbastanza terra per i contadini. Una riforma agraria giusta è assolutamente urgente, così come la protezione della produzione di cibo contro il dumping".

Via Campesina chiede che le politiche industriali siano cambiate per orientare la produzione agricola verso i bisogni locali e non verso i mercati internazionali. Il riso, alimento di base per oltre il 40% dell'umanità, "non può essere considerato un bene commerciale". Per l'Asia in particolare, il riso ha un'importanza sociale, culturale e spirituale oltre a quella economica. In Corea del Sud, il riso è coltivato dall'80% degli agricoltori e rappresenta la metà delle entrate agricole. Oggi, la Corea del Sud è autosufficiente solo al 26,9% e questa percentuale cadrebbe al 5% in assenza di riso. L'apertura del mercato del riso distruggerebbe l'agricoltura del paese.

Nelle scorse settimane numerose organizzazioni sociali coreane, tra cui KoPA, Korean People's Solidarity, avevano manifestato per denunciare la "distruttività degli accordi di libero commercio tra Corea del Sud e Giappone. Simili accordi firmati lo scorso anno tra Corea del Sud e Cile hanno ridotto dai 2,5 milioni a soli 400mila i contadini impiegati nel settore, con la conseguenza che la maggior parte di essi si trova ora in cerca di lavoro nelle periferie delle grandi città. [GB]

Altre fonti: TradeWatch

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