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Terra Futura: le proposte per una finanza responsabile e disarmata
Finanza e armi
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Una giornata che ha messo al centro temi di forte attualità quella di ieri a 'Terra Futura' (28-30 maggio) la mostra convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
A cominciare da quello dei rapporti tra mondo bancario e produzione di armamenti. L’Osservatorio sul Commercio di Armi (Os.C.Ar) di IRES Toscana – Istituto di ricerche Economiche e Sociali – ha presentato i dati aggiornati della ricerca "Finanza e armamenti: le connessioni di un mercato globale", di cui aveva annunciato le prime analisi lo scorso marzo a Milano alla fiera “Fa’ la cosa giusta!”.
"Le esportazioni di armamenti si candidano a diventare i veri driver della ripresa economica del Bel Paese, con le banche che nel solo 2009 si sono ripartite operazioni di incasso da vendite dell'industria italiana di prodotti per la “sicurezza e difesa” pari a 3,8 miliardi di euro, su un totale di commesse autorizzate alle aziende pari a 4,9 miliardi che, con una crescita del 61% rispetto al 2008, rappresentano il record ventennale dell’export militare" - ha spiegato Giorgio Beretta, collaboratore di Os.C.Ar. e caporedattore di Unimondo che già aveva presentato sul sito alcune anticipazioni. "Si tratta di un business che non conosce crisi - ha spiegato Beretta a 'La Repubblica' - perché si alimenta delle paure collegate al cosidetto terrorismo internazionale. I principali committenti, infatti, sono Paesi che si trovano in aree critiche del pianeta, che si sentono minacciati. Negli ultimi due anni ci sono state grosse commesse alle imprese italiane da parte di Arabia Saudita, Turchia, Iraq e Libia" - ha ricordato Beretta.
"Il rapporto di Ires Toscana si addentra anche nella composizione del portafoglio azionario dei principali fondi di investimento italiani, alla ricerca di azioni di aziende a produzione militare e che producono armi indiscriminate o particolarmente micidiali come le mine antipersona" - ha sottolineato Chiara Bonaiuti, direttrice di Os.C.Ar. e coordinatrice della ricerca. "Incrociando i dati sulla componente azionaria di 417 fondi comuni di investimento italiani (puri o misti) con l’elenco delle prime 100 aziende produttrici di armi elaborato dal Sipri (l'istituto di ricerca indipendente di Stoccolma), emerge che il 70% di questi contiene azioni di aziende a produzione militare. Se escludiamo Etica Sgr, realtà del sistema Banca Etica pressoché tutti gli istituti di credito detengono azioni di aziende che producono armamenti".
E proprio per tener monitorata l'attività degli Istituti di credito è stato lanciato ieri il sito sito 'www.ViziCapitali.org' - promosso tra gli altri anche da Unimondo - che riporta uno screening delle attività delle prime dieci banche italiane su sette indicatori (i “vizi capitali”): armamenti, impatto sociale, impatto ambientale, paradisi fiscali, tutela del risparmiatore, nucleare civile e privatizzazione dei servizi idrici. "Terremo costantemente aggiornato il sito e presto riporteremo anche le risposte delle banche alle quali invieremo tutti i dati che le riguardano" - spiega Roberto Cuda referente del sito e ideatore del blog appuntifinanziari. "Dal sito si scopre - ad esempio - che UniCredit ha diverse controllate, dirette o indirette, in Lussemburgo, Delaware, Svizzera, San Marino, Dublino. Attraverso Pioneer controlla istituti a Hong Kong, Dublino, Delaware, Lussemburgo e nelle Bermuda". E che la BNP-Paribas sta finanziando con 250 milioni di euro il reattore nucleare di Belene, in Bulgaria. Tra i molti e gravi problemi di sicurezza, la zona dove dovrebbe sorgere la centrale è fortemente sismica”.
E per tenere monitorati i "mercati finanziari" che hanno contribuito a scatenare la crisi economica internazionale numerose associazioni hanno presentato ieri a 'Terra Futura' la campagna 'Zerozerocinque' per l'introduzione di una mini-tassa dello 0,05% su tutte le transazioni finanziarie. "La tassa sulle transazioni finanziarie, infatti, sarebbe anche un ottimo strumento per permettere alla politica di regolamentare i mercati finanziari" - ha spiegato Andrea Baranes della CRBM. "Una tassazione dello 0,05%, infatti, non scoraggerebbe certo quegli investitori che operano sui mercati con ottica di lungo periodo e che mettono i propri risparmi a disposizione di aziende che operano nel mondo dell’economia reale. Ma sarebbe tuttavia un valido deterrente per chi usa la finanza solo per speculare: quegli operatori che comprano e vendono strumenti finanziari centinaia o anche migliaia di volte in un giorno, rendendo i mercati instabili e volatili, sarebbero costretti a pagare lo 0,05% su ogni transazione".
Grande affluenza anche allo stand di Unimondo a 'Terra Futura'. "Moltissimi visitatori si fermano per diventare amici di Unimondo su Facebook e per firmare online la campagna “Stop F 35” e per ricevere le magliette con il rebus: 13,5 mld € x 131 F35 – JSF" - dice Fabio Pipinato, direttore di Unimondo. Ieri sono venuti Massimo Paolicelli e Francesco Vignarca - che con Sbilanciamoci! e Rete Disarmo sono tra i promotori della campagna per chiedere al Governo di mettere fine alla spesa folle dei 131 cacciabombardieri F35-JSF. Ma allo stand presentiamo anche la Carta di Trento per una migliore cooperazione internazionale, le mappe geografiche “M’illumino di meno – m’informo di più” di Unimondo e facciamo dono della seconda Antologia delle Guide di Unimondo".