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Quei cimiteri della Rotta Balcanica che l’Europa non vuole vedere
Economia di guerra
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Foto: Markus Spiske da Unsplash.com
I corpi dei migranti trovati carbonizzati in Grecia non sono un caso isolato. «La rotta balcanica», spiega Silvia Maraone, project coordinator in Bosnia Erzegovina dell'organizzazione non governativa Ipsia, «è una rotta letale tanto quanto quella del Mediterraneo centrale, ma è dimenticata da tutti. Si stima che dall'inizio del 2023 gli arrivi sulla rotta siano stati 200mila. Nelle foreste in Grecia e Bulgaria i migranti muoiono anche disidratati, nelle acque del fiume Evros annegati».
Sale a 26 il numero di corpi che sono stati trovati bruciati a Lefkimmi, vicino alla foresta di Evros in Grecia, al confine con la Turchia.
Giannis Artopioros, portavoce dei vigili del fuoco greci aveva riferito che i corpi sono stati ritrovati in gruppo, ora si lavora sull’ipotesi che si tratti di persone entrate illegalmente nel Paese. «Anche la Rotta Balcanica è un cimitero», dice Silvia Maraone, project coordinator in Bosnia Erzegovina dell’organizzazione non governativa Ipsia, delle Acli. «I confini di terra», aggiunge, «sono pericolosi così com’è letale la traversata del Mediterraneo Centrale. Solo che questa è una tragedia che si consuma in silenzio, a cui nessuno presta attenzione. Con il passare degli anni le condizioni della rotta peggiorano, e quindi le persone continuano a cercare percorsi alternativi: tutto ciò si traduce in aumento delle violenze e anche più vittime lungo la strada».
Il confine tra la Grecia e la Turchia
Il passaggio dal confine turco a quello greco è diventato estremamente pericoloso: «sono aumentati i controlli da parte della polizia e questo ha spinto i migranti e i trafficanti di uomini a scegliere percorsi alternativi assolutamente poco sicuri». In modo particolare nell’ultimo anno: «la Grecia», spiega Maraone è diventata un Paese inospitale. Quando trova i migranti li rinchiude in prigione o li rispedisce nei campi chiusi, o ancora li riporta in Turchia. Per evitare la Grecia parte della rotta si è spostata in Bulgaria. Ma la Bulgaria è uno dei Paesi più violenti dei Balcani: l’uso della violenza contro i migranti qui è sistemico. Chi riesce ad arrivare in Bosnia porta i segni delle torture sul corpo, tra cui anche morsi di cani».
Le stime crescono
Nel 2022 hanno percorso la Rotta Balcanica circa 150mila persone, nel 2023 le stime sul numero delle persone che hanno provato ad attraversarla o ci stanno provando sono salite: «Parliamo di circa 200mila arrivi», aggiunge Maraone. L’80% delle presenze è ancora composto da single man e un 20% è rappresentato con famiglie con minori. «Per quanto riguarda la provenienza», spiega Maraone, «rimane costante quella degli afghani, dei palestinesi, dei siriani, degli iraniani. E poi negli ultimi mesi abbiamo incontrato molto marocchini, algerini e anche cubani. I Marocchini possono arrivare in Turchia con un visto turistico e poi iniziano il percorso dalla Grecia, i cubani, invece, possono arrivare in Serbia»...