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Il rapporto sullo sviluppo umano messo all’indice
Banca mondiale e Fondo monetario (Fmi)
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Nella Sala del Refettorio di Palazzo Macuto della Camera dei Deputati la Campagna del Millennio delle Nazioni Unite e il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) hanno presentato il Rapporto UNDP 2010 sullo Sviluppo Umano dal titolo: “La vera ricchezza delle nazioni: le vie dello sviluppo umano”(in pdf) a poche settimane dal Vertice delle Nazioni Unite sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
Scrive il Nobel Amartya Sen nella sua intro: “A vent’anni dalla comparsa del primo Rapporto sullo Sviluppo Umano, abbiamo molti successi da celebrare. Ma dobbiamo anche adoperarci per cercare nuovi modi e strumenti per migliorare l’analisi di vecchi problemi e per riconoscere e reagire prontamente alle nuove minacce che mettono a rischio la libertà e il benessere degli esseri umani.”
Non è un caso, infatti, che Antonio Vigilante, direttore del Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) di Bruxelles abbia richiamato la presenza nell’analisi 2010 di tre nuove misurazioni che integrano il tradizionale Indice di Sviluppo Umano (ISU): si tratta dell’ISU corretto per la Disuguaglianza, dell’Indice della Disuguaglianza di Genere e dell’Indice Multidimensionale della Povertà.
“Queste nuove misurazioni costituiscono degli importanti progressi metodologici che possono dare risalto ai problemi e ai successi in un Paese, e contribuire allo sviluppo di idee e politiche che possono migliorare le vite delle persone,” afferma Jeni Klugman, coordinatore del Rapporto.
Per la prima volta il Rapporto analizza i dati ISU mediante le lenti della disuguaglianza correggendo i risultati in modo da riflettere le disparità di reddito, salute e istruzione. “L’ISU da solo, in quanto aggregato delle medie nazionali, nasconde le disparità esistenti all’interno dei paesi, così queste correzioni che tengono conto della disuguaglianza forniscono un quadro più completo del benessere delle persone” ha affermato Klugman. L’ISU corretto per le Disuguaglianze mostra i divari dentro i paesi e non solo fra paesi.
Similmente l’Indice di Disuguaglianza di Genere (IDG), una nuova misura per evidenziare le differenze nella distribuzione di risultati fra donne e uomini, mostra, con parametri come i tassi di mortalità materna e la rappresentanza femminile nei parlamenti, come la disuguaglianza di genere contribuisca notevolmente a rallentare lo sviluppo in quanto tale. Variando notevolmente da una nazione all’altra (le perdite dovute alla disuguaglianza di genere vanno dal 17 % dei Paesi Bassi all’85 % dello Yemen) è chiaro che le società che in base all’IDG mostrano il rapporto più equilibrato fra i sessi, come i Paesi Bassi, la Danimarca e la Svezia, sono quelle con più sviluppo umano. “Del resto - sempre Klugman - garantire a bambine e donne pari opportunità educative, assistenza medica, diritti e rappresentanza politica non è solo socialmente giusto ma uno dei migliori investimenti possibili nello sviluppo per tutte le persone”.
Infine il Rapporto di quest’anno introduce anche l’Indice Multidimensionale della Povertà (IMP) (Multidimensional Poverty Index - MPI), che integra le misurazioni della povertà basate sul reddito analizzando una serie di fattori multipli a livello del nucleo familiare come gli standard di vita, l’accesso all’istruzione scolastica, all’acqua pulita e all’assistenza sanitaria. Si ritiene che circa 1,7 miliardi di persone – un terzo della popolazione dei 104 paesi analizzati nell’IMP – vivano in condizioni di povertà multidimensionale, un numero superiore alla somma delle stime tradizionali.
Le sorprese? Poche ma buone. A cominciare dal dato che rivela come negli ultimi decenni la maggior parte dei Paesi in via di sviluppo ha realizzato progressi impressionanti, ancorché sottostimati, nei campi della sanità, dell’istruzione e degli standard di vita fondamentali, con molte fra le nazioni più povere che registrano i progressi maggiori. In generale si può dire che “i nostri risultati confermano, con nuovi dati e analisi, due assunti centrali del Rapporto sullo Sviluppo Umano: lo sviluppo umano è cosa diversa dalla crescita economica e risultati sostanziali sono possibili anche in assenza di una crescita rapida, anche se ciò richiede delle coraggiose leadership locali, e l’impegno continuativo della comunità internazionale”.
Del resto, come ha voluto ricordare lo stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “oggi non c’è alcuna prospettiva di reale crescita globale senza che la sua componente umana venga pienamente riconosciuta come cruciale in ogni strategia di sviluppo. Le politiche economiche devono saper coniugare sviluppo umano, tutela dei diritti fondamentali, giustizia e sostenibilità democratica e una crescita economica duratura” e stando al Rapporto 2010 questo equilibrio negli ultimi 40 anni è riuscito meglio all’Oman che all’Italia.