La storia di Nice: «con l’educazione salvo le bambine dal taglio»

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«Avevo 7 anni quando i miei genitori sono morti, mio padre prima, mia madre dopo pochi mesi. Sono andata a vivere con mio nonno. Non è mai facile crescere senza i propri genitori; ti spaventa e ti indurisce. Ma mi ha anche dato la forza di alzarmi da sola, perché ero sola. E mi ha insegnato molto, a contare su me stessa, e ad essere responsabile. Non hai altra scelta che farcela. Con le tue forze, le tue speranze, i tuoi sogni», racconta Nice Nailantei Leng’ete - operatrice di Amref Health Africa, scelta dal Time nel 2018 tra le 100 persone più influenti al mondo -  in Italia per la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili.

Nice è scappata due volte dal suo villaggio pur di non sottoporsi alla pratica, ed è una delle pochissime donne a non essere stata tagliata nella sua comunità masaai. «Vedevo la differenza tra me e le mie coetanee che avevano subito il taglio. Una differenza troppo grande e non potevo pensare solo a me stessa», racconta. «Il dialogo è la chiave, il coinvolgimento e la partecipazione di tutti, della comunità, degli uomini, delle giovani donne e dei giovani moran - i guerrieri della mia terra -, sono l’unica via per cambiare, per crescere. L’ascolto da una parte e il dialogo dall’altra. Ho così iniziato a parlare rompendo tutti i taboo: la giovane donna che parla con i vecchi del villaggio - coloro che decidono - del valore della ragazza, della dignità e del rispetto, di un altro futuro possibile per le giovani donne, di cosa realmente significa il taglio: non solo un taglio fisico, ma un taglio di diritti, speranze, di futuro autonomo, di crescita per se stesse e per la propria comunità».

"Nel momento in cui taglio un lembo di carne dei suoi genitali, la ragazza viene sopraffatta dal dolore. Il suo corpo si muove per gli spasmi ed il coltello può scivolare, e anche il pezzo di carne che hai in mano scivola dalle dita, e finisci così per tagliare anche dell’altro. A volte mi è capitato di tagliare accidentalmente il punto in cui in una donna passa l’urina, provocando così emorragia" ha raccontato Epanu Doros, ex tagliatrice 

Oggi, nel mondo, almeno 200 milioni di donne e bambine, 70 milioni di casi in più di quelli stimati nel 2014, hanno subito le mutilazioni. 44 milioni sono bambine e adolescenti fino a 14 anni. 3 milioni a rischio ogni anno: i dati sono sottostimati. «La mutilazione genitale femminile», spiega Nice, «è una violenza profonda, che riflette le ineguaglianze tra i sessi, una forma di discriminazione contro le donne. Con le mutilazioni tanti, troppi diritti vengono violati e negati: il diritto a essere bambine, il diritto all’istruzione, all’integrità fisica e alla salute - fisica e psicologica -, a non subire torture, fino al diritto alla vita, perché di mutilazioni si può morire».

Quando una ragazza subisce la mutilazione, da adolescente, lascia la scuola, viene data in sposa, limitando la sua vita all’interno della famiglia dove si occupa dei numerosi figli. Tutto il potenziale viene spazzato via da dannose norme culturali, dalla povertà, da forme patriarcali dove la donna ha il valore di un oggetto e il sistema di protezione sanitario, sociale e legale è troppo debole.

Anna Spena da Vita.it

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