In fuga dall’Ucraina: la risposta umanitaria

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Foto: Intersos

Un milione di persone ha attraversato il confine ucraino in una settimana. Un esodo enorme, travolgente ed estremamente rapido, come sottolineato anche dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), Filippo Grandi che nella giornata di ieri ha dichiarato: “Ho lavorato nelle emergenze dei rifugiati per quasi 40 anni, e raramente ho visto un esodo così rapido come questo”.

La ong Intersos è stata tra le prime organizzazioni internazionali umanitarie ad arrivare sul campo. “La nostra scelta – spiega Giovanni Visone, direttore della Comunicazione della ong – è stata quella di organizzare una risposta operativa che entrasse in funzione da subito”. L’organizzazione sta per questo lavorando in Moldavia e nel punto di primo supporto che si trova a Korczowa, in Polonia. “In questo, che è un centro commerciale trasformato per l’occasione, arrivano migliaia di persone al giorno. Vengono forniti pasti caldi, informazioni generali, ma anche un primo supporto medico e psicologico. C’è un’area con brandine per permettere alle persone di riposare. È un centro in cui le persone si fermano solo lo stretto necessario”.

La ong è presente sul posto con un team composto da dieci persone, tra cui 2 medici. “Il centro è aperto 24 ore su 24 e le nostre dottoresse non sono ancora riuscite ad organizzarsi in turni perché le persone che hanno bisogno di aiuto sono tantissime”.

Quali sono le necessità umanitarie più urgenti? “Ci sono molte persone con malattie croniche e che devono ricominciare i trattamenti prima possibile, tante donne con bambini piccolissimi con problemi respiratori. Numerosi sono poi i bambini traumatizzati che hanno smesso di parlare, così come le donne sotto shock. I drammi psicologici che stiamo notando e cercando di seguire sono davvero molti. Abbiamo poi avuto alcuni casi gravi: una bimba che necessitava di un trasferimento urgente per riprendere la chemioterapia e una donna con gravi complicazioni post partum che necessitava di una trasfusione. Anche questi sono gli effetti della guerra: tutte le cure si fermano e i civili smettono di essere assistiti”...

L'articolo di Alice Pistolesi segue su Atlanteguerre.it

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