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#PrivatoNOGRAZIE -Il privato dominerà, sovrano e indisturbato
Popoli minacciati
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Foto: Pixabay.com
#PrivatoNOGRAZIE! è una campagna promossa da Unimondo a partire dal “decreto concorrenza” votato a Roma dal Consiglio dei Ministri nel novembre del 2021. Il tema riguarda l’Italia ma quello delle privatizzazioni non è un tema secondario in nessuna parte del pianeta. Come sito “fratello” che appoggia la Campagna di Unimondo anche l'Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo pubblicherà alcuni articoli che indagano il fenomeno in diversi luoghi del Mondo.
Il passaggio più interessante è la dove il Governo prevede, per il futuro, che un Comune, un qualsiasi Comune italiano, debba giustificare ogni anno all’autorità nazionale le ragioni per cui sceglie di autoprodurre un servizio – tipo la distribuzione dell’acqua potabile o il trasporto pubblico – invece di affidarlo ad un privato.
In una democrazia come quella italiana, con la Costituzione che all’articolo 114 ne definisce il ruolo “costituente” della Repubblica al pari di Province (si, ci sono ancora, non dimentichiamolo), delle Città Metropolitane, delle Regioni e dello Stato, che un Comune debba giustificare la gestione in proprio di un servizio pubblico è davvero grandioso, bizzarro e forse incostituzionale. In ogni caso, è un rovesciamento del Mondo che appare sempre più pericoloso.
E’ arrivato il momento di dirlo: il governo Draghi è sovversivo. Più di quanto si immagini. In una Repubblica fondata sul lavoro e costruita attorno all’idea di Stato sociale – quella cosa, ricordiamolo, che dà forma alla solidarietà fra cittadini e che ridistribuisce il reddito - l’esecutivo Draghi, grazie ad un Parlamento blindato e immobile, sta affidando al mercato e alle sue leggi non sempre adeguate le vite dei cittadini. Come? Privatizzando tutto, dall’acqua potabile, ai trasporti pubblici alla sanità.
Lo strumento è il decreto concorrenza votato dal Consiglio dei Ministri nel novembre del 2021. Se ne è parlato poco e meno di quanto fosse necessario. Nelle prossime settimane, se ne parlerà anche meno, con la partita per la Presidenza della Repubblica ad occupare ogni spazio. La riforma è parte del pacchetto di richieste che la Commissione europea ha fatto per accedere ai fondi Next Generation.
Il decreto dichiara di voler «promuovere lo sviluppo della concorrenza e di rimuovere gli ostacoli all’apertura dei mercati (…) per rafforzare la giustizia sociale, la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici, la tutela dell’ambiente e il diritto alla salute dei cittadini». Un’intenzione nobile all’apparenza, terribile nella realtà.
Di fatto, al paragrafo A) il decreto pone la gestione complessiva dei servizi in capo allo Stato, togliendo ai Comuni la funzione di tutela e garanzia dei cittadini. Nel successivo – il B - separa le funzioni di gestione da quelle di controllo. A quel punto, rovescia le realtà. Come? Inventando un vero e proprio “girone infernale” per il Comune che volesse gestire in proprio i servizi. Dovrà, infatti: produrre una motivazione anticipata e qualificata che dia conto delle ragioni che giustificano il mancato ricorso al mercato (par. F); dovrà tempestivamente trasmetterla all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (par. G); dovrà prevedere sistemi di monitoraggio dei costi (par. I); dovrà procedere alla revisione periodica delle ragioni per le quali ha scelto l’autoproduzione.
Quanti enti ce la faranno? Pochi. La scelta sarà andare alle privatizzazioni, affidando ai bandi la scelta di chi dovrà gestire in futuro i trasporti urbani, l’acqua, la raccolta dei rifiuti, la distribuzione del gas e dell’energia, oltre alle spiagge, alla telefonia, alle centrali idroelettriche e ai porti. Anche la sanità è interessata, là dove si prevede una “agevolazione nell’accesso all’accreditamento delle strutture sanitarie private e nuovi criteri dinamici per la verifica periodica delle strutture private convenzionate”.
Non c’è comparto della nostra futura vita di cittadini che si salvi. Il privato dominerà, sovrano e indisturbato. E questo proprio mentre la pandemia dimostra quotidianamente che il mercato non garantisce alcun futuro e non regge in caso di emergenza. Se in Italia il Governo non avesse pompato sul mercato – sotto forma di aiuti vari – 45miliardi di euro in 18 mesi attraverso l’Inps, oggi saremmo tutti in rovina. L’impresa, con la sua logica dell’iper profitto, non sa programmare il futuro e soprattutto è talmente miope da non capire che il mercato si forma proprio grazie alla garanzia della ridistribuzione del reddito. Traduco: se il cittadino lavoratore ha soldi in tasca, li può spendere acquistando merci. Se non li ha, sta chiuso in casa a risparmiare e la produzione si ferma. Ora, questa garanzia di ridistribuzione può essere datata solo dall’ente pubblico – statale o locale – attraverso la gestione dei servizi primari. Servizi che non devono, a differenza dell’azienda, produrre utili, ma devono garantire appunto efficienza e ridistribuzione.
Draghi, con il suo decreto legge blindato da una maggioranza bulgara e silente, va in direzione opposta, facendo l’interesse di pochi, non dei cittadini. Un interesse miope, per altro, perché – lo ripetiamo – cittadini più poveri significa, nel lungo periodo, mercato più povero e aziende che non producono più.
Sono scelte. Scelte che come Unimondo pensiamo sbagliate.
Soprattutto, però, pensiamo siano scelte che dovrebbero essere discusse democraticamente, ragionate e condivise. Il silenzio che le caratterizza sa di truffa, di scarsa considerazione, di democrazia che si allenta.
Per questa ragione da oggi cominceremo a parlarne assiduamente, in modo specifico e mirato. Iniziamo una campagna stampa “vecchio stile”, che vi racconterà quello che accade, quali potranno essere le conseguenze, cosa succederà nelle nostre vite. Lo faremo facendoci aiutare dall’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, che parlerà delle conseguenze delle privatizzazioni in altri Paesi. Cercheremo di darvi un quadro reale, oggettivo. Lo faremo a modo nostro, cioè dichiarandoci “partigiani” anche questa volta, contrari a questo decreto, ma aperti a parlarne e a confrontarci. Perché è questo che si fa in quella grande piazza comune che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009.