Sostenibilità, la Carta di Firenze La svolta dell’economia civile

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«L’impresa capitalistica non è l’unica, né l’esclusiva, né la naturale né la superiore forma d’impresa». E di conseguenza «l’economia civile guarda con fiducia ed ottimismo ad una dove sempre più imprese cercano di coniugare profitto ed impatto sociale, creazione di valore economico, dignità e qualità del lavoro e sostenibilità ambientale». Questo uno dei punti salienti della «carta di Firenze», il documento consegnato il 25 settembre al Presidente Sergio Mattarella che a Palazzo Vecchio ha presenziato all’inaugurazione della seconda edizione del Festival nazionale dell’Economia Civile, evento nato da un’idea di Federcasse e organizzato insieme a Confcooperative, Next-Nuova Economia per tutti e Sec - Scuola di economia civile.

La Carta riassume in otto punti la proposta che già molte imprese stanno sperimentando con successo: sostenere il valore del lavoro e delle persone; credere nella biodiversità delle forme d’impresa; promuovere la diversità e l’inclusione sociale; valorizzare l’impresa come luogo di creatività e di benessere; investire nell’educazione e nella promozione umana; proporre una nuova idea di salute e benessere; coltivare il rispetto e la cura dell’ambiente;attivare energie giovani, innovazione e nuove economie.

Come ha ribadito il professor Stefano Zamagni, «l’approccio è quello dello sviluppo umano e integrale». Il presidente Mattarella, prima di congedarsi, ha incontrato gli organizzatori dell’evento dichiarando il proprio apprezzamento all’iniziativa e invitandoli e proseguire su questa strada nell’interesse del bene comune. Anche il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli è intervenuto durante la prima giornata di lavori (si prosegue fino a domenica e chiuderà il premier Conte) per ricordare che «il new green deal europeo non è stato una cosa casuale ma una lettura della contemporaneità. Ora, però, va fatto un passo in avanti. La parola adesso passa agli Stati nazionali, che dovranno far convergere tutti i loro piani intorno ad obiettivi comuni. In Italia, ad esempio, vedo che ci si divide sul Mes: l’Europa, sia chiaro, non impone nulla ... ma quei soldi vanno spesi bene». 

A dimostrare che i principi della Carta non sono astratti e utopistici, e che la creazione di Pil passa anche da qui, nel pomeriggio sono state presentate sette storie di imprese e cooperative sociali, nominate “ambasciatrici dell’economia civile”, che hanno fatto della sostenibilità e dell’attenzione ai dipendenti, della ricerca di un business capace di generare sviluppo: chi lavora nella cosmesi, chi nelle energie rinnovabili, chi nell’edilizia, chi nell’agricoltura biologica. Bilanci in attivo, volumi in crescita e occupazione che ha resistito alla crisi del Covid. Questa è la strada, insomma, «ed è lo scatto in avanti che ci chiede l’Europa» ha concluso l’economista Leonardo Becchetti. La Ri-Generazione che dà titolo al Festival comincia da qui.

Elisabetta Soglio da Corriere.it

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