Non si vive di solo succo

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Oltreoceano sono il nuovo trend della moda alimentare. Stiamo parlando delle diete a base di succhi di frutta che, se seguite per un certo periodo, purificano l’organismo, fanno perdere peso, migliorano la capacità di analisi ed eliminano le tossine. Almeno così sostengono gli euforici di questa nuova tendenza che genera – a loro dire – irrinunciabili sensazioni di benessere, probabilmente non dissimili – viene da pensare – a quelle provate da persone sufficientemente attente a un’alimentazione di qualità, corretta ed equilibrata, magari vegetariana o comunque con un ridotto consumo di carne. Perché, ammettiamolo, un regime alimentare che preveda per un tempo variabile di nutrirsi esclusivamente di liquidi (per lo più ricchi di zuccheri naturali) suscita inevitabilmente diffuse perplessità, non solo perché riconducibile senza troppi giri di parole all’anoressia, ma anche perché, in definitiva, si avvicina molto di più a un disturbo dell’alimentazione anziché a un miglioramento del benessere psico-fisico.

Ciò non toglie che la moda delle “purificazioni a base di succo” continui a spopolare in America e non solo. Sugli scaffali di supermercati e parafarmacie si trovano le bevande dai nomi più curiosi: “Pulizia totale”, “Rinnovamento”, “Succo della vita”, “Rituale” – solo per citarne alcuni. Sono il nettare degli dei, quelle che hanno reso il succo uno status symbol patrocinato da star come Gwyneth Paltrow e affini, ben lontano dai tempi in cui, come rimpiange in un articolo Katy Waldman, assistente di redazione di un noto magazine americano, “il succo era solo un succo”.

Un business da milioni di dollari che ruota attorno a una vita teoricamente più sana, che esclude alimenti solidi e promette (attraverso 6-7 bottigliette di succo al giorno) di inondare le cellule idratandole e nutrendole, riequilibrando le proporzioni alcaline e liberando – gentilmente – il corpo da ogni impurità: capelli brillanti, pelle che sprizza vitalità, energia da vendere, mente limpida, sistema immunitario e digestivo rigenerati… ecco le promesse in ballo. E in più colori, frutta, vitamine: quale migliore triade per invogliare le persone a seguire questa dieta? Peccato però che non siano tutto rose e fiori… anzi, per meglio dire, non siano tutto mele e arance, e per più di una ragione. 

Prima di tutto chi segue questa dieta assume giornalmente circa 1000 calorie, quantità molto vicina a quella dei digiuni religiosi (e, particolare da non sottovalutare, il costo di questo “digiuno” si aggira attorno ai 75 dollari al giorno).

In secondo luogo, queste diete drastiche idealizzano un rapporto con il cibo ossessivo e rinforzano la devianza che riduce la salute (mentale, fisica, spirituale) a uno status sociale. Sono molti i nutrizionisti che ritengono queste pulizie a base di succo insensate, insostenibili e sicuramente una risposta inadeguata ai diversi bisogni che spingono ad utilizzarle: innanzitutto perché nell’apporto quotidiano di sostanze nutritive il nostro corpo ha bisogno di grassi e proteine e in secondo luogo perché esiste la necessità di “far girare” un numero sufficiente di calorie tale da rassicurare il nostro corpo che… non stiamo morendo di fame, con il rischio di subire shock elettrici o metabolici. Il corpo infatti, se assumiamo calorie in quantità insufficiente, entra in quello che in inglese si chiama “starvation mode”, ovvero reagisce difendendosi dalla scarsità di sostanze nutritive presenti ottimizzando quelle a disposizione. Obiettivo: proteggere le riserve di grasso utilizzando invece i tessuti sottili o i muscoli, per garantire le calorie necessarie alla meccanica corporea. Risultato: si dimagrisce molto più lentamente, ma si perdono invece rapidamente tono e massa muscolare.

Senza contare che frutta e verdura in forma liquida perdono molte delle fibre che naturalmente possiedono e che coadiuvano la microflora intestinale durante la digestione – di qui si capisce anche quanto assurdo appaia il desiderio di rendere immacolato il nostro intestino, quando in realtà ospita trilioni di batteri diversi, molti dei quali utili e indispensabili!

Rimane poi un dubbio di fondo: la difficoltà ad individuare quali tossine e impurità questo tipo di diete eliminerebbero. La non specificità nella descrizione dei risultati attesi è cartina di tornasole degli indefiniti obiettivi da raggiungere: e allora forse la domanda più inquietante che questo (disturbato?) comportamento alimentare suscita va molto più in profondità nella psiche umana. Le purificazioni a base di succo nascono principalmente per “liberare il corpo dalle impurità”, dalle macchie di ruggine che occupano le cellule – macchie che non è raro vengano interpretate in maniera figurata. Succhi che lavano i peccati quindi? Che cancellano le serate ai fast food, gli aperitivi quotidiani a base di superalcolici e i sandwich annegati nelle salse delle pause pranzo? Che fanno dimenticare le insoddisfazioni di una vita sempre alla rincorsa?

Come spesso accade molte delle – lasciatemelo dire – paranoie alimentari sponsorizzate dalle star (che sembrano rimanere ancora il riferimento esistenziale di una parte consistente della popolazione mondiale, generalmente quella emotivamente più fragile) derivano da una pigrizia connaturata allo stile di vita. Tutto ciò che si può comprare, senza sforzo di preparazione, di pensiero o di realizzazione, pronto e ammiccante sugli scaffali dei supermarket e dei centri commerciali è sempre e comunque più appetibile di un’alternativa di vita, anche alimentare, che sia sana, ragionata e, perché no – e in questo caso è forse proprio il caso di dirlo – sudata.

Anna Molinari

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