Non c’è Pace senza lavoro giusto

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Foto: Unsplash.com

Lavoro, informazione, formazione, salute, libertà d’opinione ed espressione: si fonda su questi pilastri la democrazia, se ci pensiamo. Sono le medesime fondamenta della Pace.

Non è un caso che le due cose coincidano. Il lavoro resta centrale in ogni ipotesi di costruzione della Pace. E’ il lavoro che da - dovrebbe dare - dignità agli individui, garantendo sicurezza, capacità di spesa e ruolo. E’ il lavoro - assieme ad un efficiente stato sociale - che dovrebbe assicurare una migliore e più giusta distribuzione della ricchezza in ogni singolo Paese e nel Mondo.

Non funziona così. I dati ci dicono che siamo ancora lontani dall’obiettivo. L’Oil -l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di questo tema - ci racconta ad esempio che le le prospettive del mercato del lavoro sono peggiorate a livello globale. A rendere tutto complicato, in un Mondo che lo era già a sufficienza, è stato il Covid19. La pandemia ha letteralmente cancellato milioni di posti di lavoro, complici il blocco della produzione “esternalizzata” e la rottura delle catene di rifornimento delle materie prima e di distribuzione dei prodotti finiti. Così, l’OIL stima che nel 2022 il totale delle ore lavorate a livello globale, aggiornato anche sulla base della crescita della popolazione, rimarrà di quasi il 2 per cento al di sotto del tasso pre-pandemia. Questo significa che si perderanno 52 milioni di posti di lavoro a tempo pieno, considerando per altro una settimana lavorativa di 48 ore, lontana dagli standard europei avanzati. Nel Piantea, la disoccupazione dovrebbe attestarsi a 207 milioni di unità nel 2022, superando i livelli del 2019 di circa 21 milioni di unità. Un disastro vero, soprattutto considerando che in buona parte dei Paesi non esistono ammortizzatori sociali e chi perde il lavoro, perde ogni forma di reddito.

Come sempre, ad essere più colpite saranno le donne, ovunque fascia “debole” del mercati del lavoro. Le agenzie internazionali calcolano che questi anni di pandemia siano già costati almeno 120milioni di posti di lavoro femminili.
La mancanza di posti di lavoro, con lo spettro delle disoccupazione, avrà anche la conseguenza di peggiorare le condizioni di lavoro e di abbassare i salari. Insomma, ci saranno contratti peggiori ovunque, anche in Europa. Aumenteranno le forme di sfruttamento, per altro già in atto. La più clamorosa riguarda le bambine e i bambini. Secondo l'ILO , sono ancora 152 milioni i bambini e adolescenti — 64 milioni sono bambine e 88 milioni sono bambini — vittime di lavoro minorile. Metà di essi, 73 milioni, sono costretti in attività pericolose, mettono a rischio la salute, la sicurezza, il futuro.

Un quadro difficile, quello che abbiamo davanti. Creare gli strumenti per garantire lavoro dignitoso e per migliorare, di conseguenza, la distribuzione della ricchezza è fondamentale per chi vuole costruire il futuro del Pianeta. Non c’è Pace senza lavoro giusto. Il Primo Maggio serve a ricordarcelo.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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