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D come Discarica… o come Design?
Giovani
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Decisamente originale, innegabilmente estroso e quasi sempre esteticamente rilevante, per lo più molto costoso, non di rado scomodo e, spesso, incomprensibilmente superfluo. Vedi alla voce “oggetto di design”, che imperversa, va di moda, stucca, piace o non piace ma, in ogni caso, colpisce. E, se proprio vogliamo essere sinceri, non è certo il Trentino del legno e dell’artigianato, delle coltivazioni e delle Dolomiti il primo posto che ci viene in mente se pensiamo alla progettazione creativa di ambienti, vestiario, arredamenti e architetture.
Questa volta però ci sbagliamo. Da una terra che sta diventando sempre più vivace nell’ambito del riutilizzo e del riciclo vi parliamo di Alessandro Di Mauro, titolare dello studio Aledima. Per raccontarvi sì dei suoi oggetti di design, ma anche di molto altro, perché chiamare le sue opere semplicemente “design” sarebbe alquanto riduttivo.
Non è facile infatti descrivere in poche parole il lavoro di Alessandro, un lavoro nel quale i materiali utilizzati sarebbero altrimenti destinati alle discariche o alla spazzatura, dove i partner coinvolti sono cooperative fondate sul rispetto dell’etica sociale e i cui prodotti sono pezzi unici, spigliati nel colore e nelle forme. Un valore aggiunto alla sua produzione? La durata e la sostenibilità delle collaborazioni instaurate che, basandosi esclusivamente sul partenariato con soggetti del terzo settore, fanno di questa realtà uno dei - purtroppo ancora pochi - casi lodevoli in cui competenze di ingegneria dei materiali, creatività ed etica si incontrano felicemente.
Di Mauro non ha coltivato il suo talento solamente in Italia, ma ha lavorato anche in Inghilterra, Francia e Olanda allo studio dei materiali e allo sviluppo dell’architettura per l’industria delle costruzioni, approdando infine alla tecnica del lifecasting, ovvero della scultura con calchi umani. Versatili i materiali utilizzati ma poliedrica anche la personalità di Alessandro che, dal Perù al Trentino, ha acceso più di un’idea, coinvolgendo soggetti che si occupano del reinserimento sociale e lavorativo di persone in situazioni di svantaggio: un’equipe che di volta in volta dà nuova vita a oggetti poco utilizzati o pronti per essere buttati, dai cartelloni pubblicitari alle tele da surf alle carrozzine per disabili.
Il progetto ha ora trovato casa presso Progetto Manifattura, esperienza di riconversione della storica Manifattura Tabacchi di Rovereto in un centro di innovazione industriale nei settori dell'edilizia ecosostenibile, dell'energia rinnovabile e delle tecnologie per l'ambiente. Qui si raccolgono realtà stimolate a integrare le proprie attività e a diventare punto di riferimento nel settore della clean tech, della tecnologia pulita. Un impegno del territorio che esprime la volontà di far rivivere una vecchia fabbrica ispirando innovazione e crescita sostenibile: perché la tecnologia non è una “cosa brutta” quando è orientata a preservare il benessere sociale ed ecologico, senza delimitare confini asfissianti che escludano possibilità di incontro tra dimensioni apparentemente aliene.
E di confini parliamo a proposito, perché uno dei progetti di cui Di Mauro è protagonista si chiama proprio “Border”, confine tra abilità e divers-abilità, confine tracciato e confine da superare… anche attraverso le cuciture. La collaborazione infatti, nata a metà dello scorso anno con l’artista Matteo Boato e con la Cooperativa CS4, ha l’obiettivo di creare oggetti interessanti anche dal punto di vista sociale, favorendo gli inserimenti lavorativi di fasce deboli e recuperando in modo intelligente materiali provenienti soprattutto da vestiario inutilizzato.
Oggetti che allora continueremo a chiamare “di design”, perché da lì siamo partiti. Ma che non saranno più soltanto oggetti di qualità e belli da vedere. Questa volta saranno anche oggetti belli da utilizzare, e belli per le storie che contengono.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.