54° Congresso Nazionale FIDAS: etica e cultura della donazione di sangue

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Seduto in prima fila al 54° Congresso Nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori Sangue (FIDAS), ospitato dal 1 al 3 maggio al Gran Teatro Giacomo Puccini di Tor del Lago a Viareggio, mi rendo conto per la seconda volta (qui la prima) quanto lavoro stia dietro la donazione di quel “prodotto biologico di origine umana” che è il sangue. Una parte di questo lavoro, che va ben oltre l’organizzazione e il prelievo del sangue ai donatori, è nelle mani della FIDAS, una federazione di 73 associazioni di donatori volontari sparse per l’Italia, che dal 1959 garantisce un contributo qualificato ad ogni iniziativa socio-politica ed umana che impegna il volontariato italiano del sangue. Un impegno “che nel 2014 ha potuto contare su 286.186 donatori periodici, con un incremento del 7,79% rispetto al 2013 e del 6.8% dei giovani donatori” ha ricordato nel suo intervento il presidente di FIDAS Aldo Ozino Caligaris.

Ma quello della FIDAS in un contesto, quello italiano, che registra un generale calo delle donazioni non è un miracolo. La Federazione è parte di una rete trasfusionale nazionale che in sinergia con il Ministero della Salute, il Centro Nazionale Sangue (CNS) e quelli regionali, assieme alla Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia (SIMTI) ha capito che “il volontariato è un bene non solo perché fa qualcosa di buono, ma perché lo fa bene” ha spiegato Caligaris. Come ha ricordato dal palco del Congresso FIDAS Valentina Molese direttore del Centro Regionale Sangue della regione Toscana, anche se non mancano le difficoltà, in primis una "scarsa omogeneità nella gestione del sangue a livello nazionale" oltre al "crollo verticale delle donazioni, occorre, come continua a fare la FIDAS, non perdere fiducia e non smettere di investire nel bene comune che rappresenta il sangue una volta donato”. “Saper accogliere al meglio chi ci offre il suo tempo e il suo sangue e promuovere uno stile di vita sano - ha concluso la Molese - è oggi un fondamentale contributo del volontariato alla gratuità del nostro sistema sanitario”. 

Quello della FIDAS, anche per il presidente nazionale del SIMTI Claudio Velati, intervenuto al Congresso, “è un contributo fondamentale nella costruzione del sistema del volontariato” basato “sull’etica del dono capace di dare motivazione ai volontari donatori e sulla cultura del dono, che non è altro che la condivisione e la diffusione dell’etica che la sottende”.  Forse è proprio grazie a questa cultura del volontariato, diffuso anche dall’impegno delle federate FIDAS sparse per l'Italia e ben rappresentate nella sala del Gran Teatro Puccini di Tor del Lago, se per Giuliano Grazini, direttore del CNS, “Il sistema sanitario italiano è ancora tra i primi 6 al mondo nonostante i ripetuti tagli”. “FIDAS è in questo senso un’importante eccellenza - ha aggiunto Grazini - che superando narcisismi e particolarismi regionali e locali deve farsi forza trainate a livello nazionale di un’idea di sangue unico e indivisibile a disposizione di chiunque nel Paese ne abbia bisogno”, capace di “modulare la donazione e gestirla in modo sempre più efficiente”. 

L’obiettivo oggi di FIDAS e delle altre 3 principali realtà di volontariato del sangue che operano nel nostro Paese (Avis, Croce Rossa e Fratres) è per Grazini “stabilizzare la donazione del sangue e renderla ancora più sicura nonostante i livelli già eccellenti raggiunti dall’Italia”, un obiettivo che per Maria Rita Tamburrini, Dirigente dell’ufficio VIII Sangue e Trapianti del Ministero della Salute , “era una delle battaglie anche della dottoressa Isabella Sturvi alla quale FIDAS ha dedicato anche quest’anno il V Premio Giornalistico FIDAS-Isabella Sturvi”,  un riconoscimento nazionale riservato ai temi del volontariato e della donazione del sangue, patrocinato dall'Ordine Nazionale dei Giornalisti, dalla Federazione Nazionale della Stampa, dal CNS e dalla SIMTI e consegnato proprio durante la prima giornata del Congresso. Ad aggiudicarsi quest’anno il premio, ricordato anche dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin in una nota inviata alla FIDAS in occasione dell'apertura dei lavori, sono stati per la sezione stampa/web Donatella Barbetta de Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno e come ha ricordato la nostra redazione il sottoscritto Alessandro Graziadei per Unimondo.org con l’articolo  “Il donatore di sangue: volontario, responsabile e non remunerato” uscito in occasione della scorsa giornata del donatore. Giuseppe Guglielmo di Rai 3 Calabria ha ricevuto invece il premio per la sezione TV/Radio. 

Ma a ricordare che donare il sangue oggi non è solo un valore aggiunto per il sistema sanitario, ma un valore sociale ci hanno pensato domenica 3 maggio, alla chiusura del congresso FIDAS, più di 10.000 membri della Federazione Italiana Associazioni Donatori Sangue riuniti a Viareggio per la 34° Giornata Nazionale del donatore. I volontari hanno sfilato nel lungomare della città con striscioni, magliette e cappellini in un lungo serpentone colorato che ha attraversato la città fino a piazza Belvedere dove la manifestazione è culminata con la Santa Messa. A fare da padroni di casa Burlamacco e Ondina, maschere ufficiali del Carnevale di Viareggio, che hanno dato il benvenuto a tutto questo popolo di donatori “volontari, responsabili e non remunerati”, rappresentanti di una società civile capace oggi di sostenere la sanità pubblica e diffondere l’etica e la cultura della donazione di sangue. Adesso questo “prodotto biologico di origine umana” basta solo continuare o iniziare a donarlo, perché il sangue non si produce in laboratorio ed il fabbisogno annuo in Italia è di 2.400.000 unità di sangue intero e più di 1.000.000 litri di plasma. Troppo doloroso? Troppo impegnati? Tanto lo dona un altro? “Ci vuole più coraggio a trovare una scusa che a donare il sangue” ci ricorda la Fidas. 

Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.

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