Colombia: rapporto sulla violenza contro le donne

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"Seminando il terrore e sfruttando le donne per conseguire vantaggi militari, le forze di sicurezza, i gruppi paramilitari sostenuti dall'esercito e la guerriglia hanno trasformato i corpi di migliaia di donne e ragazze in un campo di battaglia" - ha dichiarato Susan Lee, direttrice del Programma Americhe di Amnesty International, presentando un nuovo rapporto sulla violenza contro le donne in Colombia. Il rapporto raccoglie le testimonianze di numerose donne sopravvissute alla violenza sessuale perpetrata dai vari protagonisti dello scontro armato. Raramente le loro parole vengono ascoltate: lo stigma della violenza sessuale e la paura impedisce a molte di esse di denunciare. "Con questo rapporto, speriamo di dare voce alle migliaia di sopravvissute, la cui esperienza della violenza sessuale rimane nascosta dietro un muro di silenzio rafforzato dalla discriminazione e dall'impunità" - ha detto Lee. La violenza sessuale contro le donne, compreso lo stupro, è parte integrante del conflitto armato in corso da 40 anni; le prove scoperte da Amnesty International lasciano pensare che il fenomeno sia estremamente diffuso.

Gli stupri e gli altri crimini sessuali, come le mutilazioni genitali, vengono commessi di frequente dalle forze di sicurezza e dai paramilitari nel contesto della tattica del terrore contro le comunità accusate di collaborare con la guerriglia. Particolarmente a rischio sono le donne di origine africana, le indigene, le contadine, le abitanti dei quartieri più poveri delle città e le sfollate. "Le donne e le ragazze vengono stuprate, sottoposte a svariati abusi sessuali e persino uccise perché si comportano in un modo ritenuto inaccettabile dai combattenti, tentano di sfidare il potere dei gruppi armati o semplicemente sono considerate un bersaglio utile mediante il quale infliggere umiliazione al nemico" - ha aggiunto Lee. Il rapporto di Amnesty International denuncia casi di donne che hanno subito abusi sessuali dopo essere state sequestrate dalla guerriglia o dai paramilitari oppure dopo che erano state arrestate dalle forze di sicurezza. I gruppi della guerriglia costringono le loro combattenti ad abortire e ad usare contraccettivi. "I paramilitari e la guerriglia cercano di intromettersi persino nei più intimi aspetti della vita delle donne, imponendo coprifuoco e codici di abbigliamento e umiliando, stuprando e addirittura assassinando chi osa trasgredire" - ha denunciato Lee.

A causa degli stereotipi culturali sul genere, la guerriglia e i paramilitari si accaniscono spesso su persone che giudicano socialmente "indesiderabili", come le lavoratrici del sesso, le lesbiche, i gay e chi è sospettato di essere sieropositivo. Le autorità colombiane e l'opinione pubblica in generale ignorano da troppo tempo lo scandalo della violenza sessuale, considerata un "fatto privato". I casi vengono raramente registrati nelle statistiche ufficiali o nelle conclusioni delle autopsie e diventano ancora più invisibili se sono legati al conflitto armato. Lo Stato non intende portare i responsabili di fronte alla giustizia. Quando viene aperta un'indagine, il trattamento cui le autorità sottopongono la vittima è spesso degradante mentre gli autori sono identificati di rado, quasi mai puniti. Le cure mediche per le sopravvissute sono praticamente inesistenti per le vittime che non riescono ad affrontare le spese. "Le sopravvissute alla violenza sessuale entrano in un ciclo di punizione. In moltissimi casi, dopo aver subito la violenza, vengono respinte dalle famiglie, umiliate dal sistema legale, private delle cure mediche e della giustizia" - ha proseguito Lee. Molte organizzazioni di donne in Colombia cercano di superare il problema fornendo assistenza medica e consulenza alle sopravvissute; per questo, sovente diventano il bersaglio dei protagonisti del conflitto armato, poiché il loro lavoro è visto come un aiuto al "nemico".

Il governo colombiano ha la responsabilità di prevenire e punire la violenza sulle donne. Nonostante le ripetute raccomandazioni delle Nazioni Unite e di altri organismi internazionali, sono pochi i segnali che il governo stia prendendo misure adeguate per porre fine a questi abusi e portare i responsabili di fronte alla giustizia. Le politiche adottate dal governo continuano a trascinare ancora di più la popolazione civile nel conflitto e ad esacerbare lo scandalo dell'impunità. "Questa impunità è l'architrave della perdurante crisi dei diritti umani in Colombia. Lo Stato non esercita la diligenza dovuta nel prevenire, punire e sradicare la violenza sessuale e di genere; così facendo, trasmette il segnale che questi comportamenti sono tollerati e anche perdonati. Tutte le parti in conflitto devono denunciare pubblicamente la violenza di genere e impartire chiare direttive alle forze che agiscono ai loro comandi: la violenza contro le donne non sarà tollerata e gli autori saranno considerati responsabili e consegnati alla giustizia" - ha concluso Lee.

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