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Save the Children: 2010 anno nero per l’integrazione dei minori stranieri in Italia
Diritti civili
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Mentre cresce la presenza di bambini e adolescenti stranieri residenti nel nostro paese (sono 932mila di cui 572mila nati in Italia) si restringono le maglie dell’accoglienza e dell’inclusione. "Sono urgenti almeno tre provvedimenti per invertire la tendenza" - afferma Save the Children che nei giorni scorsi ha presentato il suo 2° Rapporto annuale su “I minori stranieri in Italia”, frutto anche dell’attività che l’organizzazione conduce al fianco di circa 2.300 minori stranieri - minori non accompagnati, in famiglia, di “seconda generazione”- attraverso progetti nel campo dell’educazione, della giustizia minorile, dell’accoglienza, della lotta alla tratta e allo sfruttamento.
"È urgente fare subito almeno tre cose - afferma l'associazione: dare seguito alle misure sull’integrazione dei minori previste nel Piano nazionale“identità e incontro» - varato dal Governo nel maggio 2010 che ora deve essere attuato, potendo contare sugli investimenti necessari; rivedere le norme sulla cittadinanza per chi è figlio di genitori non italiani prevedendo il riconoscimento della cittadinanza prima del compimento del diciottesimo anno in modo che possa sentirsi pienamente “cittadino” del paese in cui è nato e cresce; approntare un programma organico per la protezione dei minori stranieri che vivono le condizioni di maggior rischio. Un segnale positivo è venuto, su quest’ultimo punto, dall’approvazione nel mese di ottobre, da parte del Parlamento, di una mozione unica, sottoscritta da deputati delle diverse parti politiche, volta a rafforzare la tutela dei minori stranieri non accompagnati” cui ora è necessario dare seguito.
«Alla domanda su come l’Italia ha provveduto all’accoglienza, integrazione, protezione, istruzione di un milione di minori stranieri che sono sul nostro territorio, la riposta è che il 2010 è stato un anno nel complesso critico, in cui sono stati compiuti molti passi indietro» - commenta Raffaela Milano, responsabile Programmi Italia-Europa di Save the Children Italia.
"La legge 94-2009, più nota come "legge sulla sicurezza" ("Disposizioni in materia di sicurezza pubblica" in vigore dall'agosto 2009) si sta rivelando un ostacolo che interrompe o rende più difficile il percorso d’integrazione intrapreso - spesso con grande abnegazione e impegno - da tanti minori stranieri non accompagnati, i cui viaggi verso l’Italia peraltro sono diventati ancora più rischiosi a seguito della ratifica dell’accordo Italia-Libia avvenuta nel febbraio 2009" - sostiene l'associazione. La scuola italiana - tradizionale fulcro dell’integrazione - è sempre più in affanno, e la previsione di un tetto del 30% di alunni stranieri per classe non ha certo contribuito a migliorare la situazione. Il 2010 ha segnato inoltre un periodo di grave difficoltà per centinaia di bambini rom, a causa di sgomberi realizzati senza predisporre misure alternative di accoglienza.
«A fronte di tutto ciò, i dati statistici ci confermano come la presenza di bambini e adolescenti stranieri sia in costante crescita e consolidamento», - prosegue Raffaela Milano. «Una presenza vitale, se si considera che le nascite di bambini di genitori stranieri fanno sì che il nostro saldo demografico sia positivo. Però è anche una presenza che va accompagnata e sostenuta, perché l’integrazione di un bambino con radici culturali e sociali diverse può essere difficoltosa.
I minori stranieri in Italia
Negli ultimi 7 anni il numero di minori stranieri residenti è passato da 412.432 al 1° gennaio 2004 a 932.000 al 1° gennaio 2010, pari all’8% della popolazione minorile italiana. La maggior parte dei minori stranieri residenti - circa 572.000, il 10.4% in più rispetto al 2009 - è nata in Italia. È la cosiddetta generazione 2 (G2).
I minori stranieri non accompagnati
Sono almeno 4.438 i minori stranieri non accompagnati presenti sul suolo italiano. Il 90% sono maschi, per la gran parte (l’85%) fra i 15 e i 17 anni ma non mancano 12enni, 13enni e 14enni. Il gruppo più numeroso è costituito dai minori afgani (20%), seguito dai minori provenienti dal Marocco (14.7), Egitto (11), Albania (9), Bangladesh (5), Somalia (3.9), Repubblica del Kosovo (3.8), Palestina (3.1), Eritrea (3).
In diminuzione appare il flusso di minori provenienti dai paesi del Corno d’Africa - Eritrea, Etiopia e Somalia Non un buon segno, ma il frutto dell’accordo fra Italia e Libia, a seguito del quale sono state realizzate operazioni di rinvio di migranti, inclusi minori, rintracciati in acque internazionali e diretti verso l’Italia. Save the Children presume che siano centinaia i minori rimasti in Libia senza che si abbia alcuna garanzia circa il rispetto dei loro diritti fondamentali.
L’impatto del “pacchetto sicurezza”
Per questo motivo, una volta in Italia hanno necessità di essere protetti, accolti e di essere inseriti in un percorso di formazione finalizzato al loro ingresso nel mondo del lavoro. Ma a causa degli stringenti requisiti imposti dalla legge sulla sicurezza per la conversione del permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni, molti minori stranieri arrivati a 17 anni rischiano di vedere invalidato il loro percorso formativo e di integrazione e di ritrovarsi “clandestini” da un giorno all’altro. Corrono questo rischio l’89% dei minori collocati in Sicilia, il 27% dei giovani ospiti delle comunità marchigiane, l’82 % circa dei minori presenti nelle comunità pugliesi .
La scuola e i servizi per l’infanzia
Misure che affievoliscono i processi di integrazione si sono registrate anche in luoghi e istituzioni fondamentali come la scuola. «Save the Children ritiene che la strada da percorrere non possa essere quella delle soglie di sbarramento per gli alunni stranieri nelle classi, ma vi sia bisogno di rafforzare la scuola con risorse e strumenti, affinché possa giocare a pieno il suo ruolo chiave nei processi di integrazione», prosegue Raffaela Milano. E lesivi di diritti fondamentali quale quello alla salute, all’istruzione, alla sicurezza abitativa sono stati altri provvedimenti che hanno interessato specifici gruppi di minori stranieri nel 2010, come i numerosi sgomberi di insediamenti rom avvenuti senza la definizione di percorsi di accoglienza e integrazione. Provvedimenti che hanno contribuito di fatto ad un affievolimento dei diritti dei minori, in violazione dei principi generali dell’ordinamento italiano e degli standard di diritto internazionale.
Intanto ReteG2 – Seconde Generazioni ha inaugurato il primo Sportello Legale interamente dedicato alle seconde generazioni, in collaborazione con le organizzazioni Save the Children e ASGI, e grazie al finanziamento del Dipartimento per le Pari Opportunità - Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali UNAR, nell'ambito del Progetto R.E.T.E. All'interno del sito www.secondegenerazioni.it è stato realizzato uno spazio a cui chiunque potrà fare riferimento per segnalare casi di discriminazione capitati a se stesso oppure a famigliari ed amici. Il servizio risponde ad un'esigenza manifestata sempre di più nel tempo da parte delle seconde generazioni, e dalle persone che le circondano: avere uno strumento capace di dare risposte esaurienti sia dal punto di vista burocratico, sia dal punto di vista legale, ai figli dei cittadini stranieri, da mettere al centro dell'attenzione e dell'azione, e non da considerare, come spesso accade, come mera appendice dei casi dei genitori. L'orientamento legale sarà offerto dagli avvocati di ASGI e Save the Children, i quali si coordineranno con il gruppo operativo di Rete G2. [GB]