Don Vittorio Cristelli. Un’aquila

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Alcune persone nascono per dedicare la loro esistenza agli altri. Scelgono di optare per l'uomo e, a volte, diventano dei maestri. «In questi ultimi tempi stiamo toccando con mano, sia in campo ecclesiale che in campo civile, il carattere rivoluzionario di questa opzione per l'uomo». Lo scriveva il 19 settembre 1974 don Vittorio Cristelli su "Vita Trentina".

Sono passati più di trentasei anni da quel giorno lontano. E la scelta di optare per l'uomo si dimostra ancora oggi rivoluzionaria. Ed è la scelta che ha fatto don Vittorio Cristelli, insignito dal sindaco di Trento Alessandro Andreatta dell'antico sigillo della città, l'Aquila Ardente di San Venceslao. Un sacerdote, un giornalista, un docente che proprio ieri ha compiuto ottant'anni.

Un uomo che ha vissuto una vita autentica e libera e «s’è fatto interprete, come scrive Serena Bressan dalle colonne del Trentino, delle esigenze morali e materiali del proprio tempo, ponendosi al servizio di tutta la comunità, tanto religiosa quanto civile» - ha tenuto a sottolineare il sindaco Andreatta. «Un uomo - ha proseguito il primo cittadino - che ha saputo declinare la sua vocazione pedagogica in innumerevoli forme, dalla scuola al giornalismo, ricordando spesso di non aver mai scritto un'omelia senza aver letto il giornale».

Don Vittorio Cristelli nasce in Belgio da emigrati trentini originari dall'altopiano di Pinè ed è ordinato prete nel 1955. Innanzitutto, è un sacerdote che ha saputo mettersi in gioco, fondando il primo Centro Antidroga e impegnandosi come assistente ecclesiastico del Gruppo Scout Trento 1. Ma è anche un docente: professore di filosofia, direttore della Scuola di Preparazione Sociale e insegnante alla Scuola di Servizio Sociale e all'Università della Terza Età. E, non da ultimo, è un giornalista. Un vero giornalista. È stato direttore di "Vita Trentina" dal 1967 al 1989, prima del criticato licenziamento da parte dell'Arcivescovo Giovanni Maria Sartori. E ancora vicesegretario del sindacato regionale dei giornalisti e consigliere della Federazione Nazionale Stampa Italiana. Poi, editorialista del nostro giornale e curatore della rubrica "Periscopio" di "Vita Trentina".

«Una voce autorevole che ha sempre affermato la propria libertà, orientata al bene e alla giustizia» - ha ricordato nella sua laudatio l'ex redattore Fulvio Gardumi, fino a pochi anni fa caporedattore della sede provinciale dell'Ansa. «È stato il direttore che tutti vorrebbero avere, aperto al confronto e mai infedele ai fatti: uno strenuo sostenitore del valore della persona umana. Un cittadino-sacerdote, un uomo di frontiera che ha saputo valutare obiettivamente i nuovi fermenti della società, con un occhio rivolto a chi vive ai margini».

Quindi, don Vittorio Cristelli è stato ed è un prete di frontiera, ma perfettamente inserito nella sua comunità di riferimento. Un sacerdote "militante" che ha preferito percorrere il sentiero in salita, il più arduo da affrontare, rimanendo saldo nelle proprie convinzioni: autentico. E don Vittorio Cristelli è rimasto autentico anche nel suo messaggio finale, dopo la consegna dell'Aquila di San Venceslao: «l'augurio è che quest'aquila non resti appollaiata sul trespolo, ma che spieghi le sue ali così da riuscire a stanare i veri bisogni e i veri problemi di questo territorio».

Con don Vittorio ho condiviso molto. Dalla fondazione dell’UNIP alla redazione di Acli Trentine, passando per il Forum Trentino per la Pace. Oggi pubblichiamo ogni giovedì i suoi interventi su queste pagine riscontrando il favore anche dei nostri lettori. Lui ci provoca: “non mi metterete mica in pensione, ora”? No. Non possiamo mettere la penna di don Vittorio in pensione anche perché, a differenza di noi giovani che sbattiamo sulle tastiere, ancora di penna lui scrive. E che penna.

Fabio Pipinato

Indichiamo gli editoriali di don Vittorio qui pubblicati:

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