Parola, progetto, protesta

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Da giovedì 14 a domenica 17 ottobre si svolge a Reggio Calabria la Settimana sociale dei cattolici italiani. È auspicabile che ne esca uno squillo di tromba o, se si preferisce, un suono di campane che risvegli, faccia saltare in piedi e chiami a raccolta attorno ad un progetto di futuro i cattolici addormentati o rassegnati. Giorgio Campanini, emerito professore di storia delle dottrine politiche all'Università di Parma, scrive che l'attuale situazione in Italia segna il punto più basso dal 1945 del “gradimento della politica da parte dei cittadini italiani” e saluta il tema della Settimana - “Un'agenda di speranza per il futuro del Paese” - come appello ai cattolici e segnatamente al laicato cattolico.

Si augura infatti che l'incontro di Reggio Calabria riesca ad “individuare le cose che i cattolici possono e devono indicare per far uscire la politica italiana e in generale il Paese dal vicolo cieco nel quale sembra essersi arenata”. Rocco D'Ambrosio, docente di filosofia politica alla Gregoriana di Roma, parla di crisi politica ma anche sociale, culturale, religiosa ed economica e rileva pure responsabilità della Chiesa nell'aver contribuito a questo stato di cose. Lamentando che si è persa la tensione etica e culturale del Concilio Vaticano II, denuncia un “pressapochismo culturale ed educativo che genera laici molto clericali e immaturi”.

Pure i vescovi italiani, per bocca del loro presidente, card. Bagnasco, si dicono “angustiati” con momenti di “grande sconcerto e acuta pena”. Perché “in troppi si accontentano di piccole porzioni di verità” e ci sono momenti nei quali sembriamo appassionarci al disconoscimento reciproco, alla denigrazione vicendevole e a quella divisione astiosa che agli osservatori appare “l'anticamera dell'implosione al punto da declassare i problemi reali e le urgenze obiettive del Paese”. Bagnasco addita anche queste urgenze ravvisandole nei lavoratori disoccupati, in mobilità o licenziati, nei precari della scuola, nelle vittime della malasanità, nei carcerati, nelle donne vittime di violenze e nei gruppi sociali (rom) “presi di mira da gesti assurdamente violenti e discriminatori”.

Attese quindi generali da questa Settimana che, a differenza delle precedenti ispirate ad uno studio asettico di tematiche anche interessanti, ma piuttosto astratte, è impegnata a suggerire cose da fare. Un'“agenda”, per l'appunto.

Campanini è preoccupato per l'individuazione del “soggetto” che dovrà agire. Per lui non è la gerarchia preoccupata di mettere a fuoco temi come quelli dei “valori non negoziabili” a mo' di antemurali contro la secolarizzazione, bensì il laicato cattolico, indicato dal Concilio come soggetto specifico dell'impegno nelle realtà temporali, con una sua vocazione, competenza e responsabilità. E pure con la sua Grazia.

Peraltro anche i vescovi fanno appello ai “cattolici con doti di mente e di cuore” perché si buttino nella mischia politica, investendo il loro patrimonio di credibilità. Già, la credibilità che nasce da quella che Bartolomeo Sorge chiama “profezia non frenata dalla diplomazia”.

L'allettamento in questo momento storico è il profitto, che sembra essere diventato il nuovo “verbo” dello sviluppo, anche a scapito dei diritti acquisiti. Ed è pure il potere con il quale scendere anche a compromessi pur di mantenere posizioni acquisite e privilegi. Né assente è il miraggio miracolistico da inseguire magari con fuoriuscite dalla comunità.

Puntuale ritorna il monito del vescovo Tonino Bello che, commentando le tentazioni di Gesù nel deserto, invitava ad abbandonare le tre “P” di “Profitto, Prodigio e Potere”, per adottare quelle di “Parola, Progetto, Protesta”.

E un'altra “P” si impone a noi che aspettiamo l'esito della Settimana sociale di Reggio Calabria. Ed è la “P” di “Preghiera”.

Vittorio Cristelli da Vita Trentina

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