Una nuova direttiva per il solito problema: la sopravvivenza

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Foto: Unsplash.com

Recentemente abbiamo celebrato quattro giornate a livello internazionale ed europeo dedicate alla tutela della natura: la Giornata mondiale delle api (20 maggio), la Giornata europea della Rete Natura 2000 (21 maggio), la Giornata mondiale della biodiversità (22 maggio) e la Giornata europea dei Parchi (23 maggio). Una serie di ricorrenze inanellate come perline di una collana, ricordate da qualcuno in più dei soli addetti ai lavori, ma non ancora sufficientemente percepite nella loro importanza fattuale e simbolica, in quanto coagulanti di riflessioni e azioni volte alla gestione integrata e sostenibile del patrimonio naturalistico mondiale.

Proteggere e ripristinare la biodiversità, assicurando il mantenimento di servizi ecosistemici diventa fondamentale per la nostra stessa sopravvivenza, non solo per quella delle specie, vegetali e animali, che condividono con noi il destino del Pianeta: tra i primi ricordiamo per urgenza la necessità di monitorare e preservare l’habitat coralligeno, mentre tra i secondi un esempio su tutti ce lo forniscono gli insetti impollinatori, dalla cui presenza – e salute – dipende oltre il 70% della produzione agricola destinata alla nostra alimentazione.

Sono questi gli obiettivi della nuova Direttiva 2021 indirizzata agli Enti Parco nazionali e alle Aree marine protette: orientare le attività alla conservazione della biodiversità. Un atto firmato recentemente (aprile 2021) dal Ministro della Transizione ecologica dell’attuale governo Draghi, Roberto Cingolani, che ha ribadito la necessità di accelerare azioni in questa direzione, soprattutto alla luce della pandemia, che ha messo drammaticamente in luce come la biodiversità sia uno dei pilastri sui cui costruire la ripresa economica, non dell’Italia in solitaria, ma dell’Italia all’interno del Green Deal europeo.

Si tratta dell’ultimo di una serie di atti emanati periodicamente dal ministero competente (Ambiente o denominazioni affini) dopo l’istituzione delle “aree protette” (Legge quadro 394/91), volti a definire l’indirizzo delle attività dirette alla conservazione della biodiversità: pur mantenendo uno sguardo globale sul tema della sua tutela e sulle relative minacce (consumo di suolo, urbanizzazione, emissioni inquinanti e climalteranti), la Direttiva Biodiversità 2021 si focalizza sulle azioni dirette ad affrontare, in particolar modo, il declino degli insetti impollinatori.

La fragilità di questi preziosi alleati per la vita sul pianeta è un problema globale, che colpisce molti paesi dell’Unione Europea e che non esonera l’Italia: lo dimostra anche la rilevanza che la questione ha assunto all’interno della nuova Strategia dell’UE sulla biodiversità 2030 e nel relativo Piano per il ripristino della natura. Ecco perché, anche nel documento recentemente pubblicato, è ormai imprescindibile “assicurare la prosecuzione e il consolidamento delle azioni sugli impollinatori”. A partire dal monitoraggio, essenziale per comprendere le cause e studiare le caratteristiche di questo declino, con lo scopo di pianificare azioni di contrasto efficaci. Attività che dovranno essere aggiornate rispetto allo schema di monitoraggio europeo, pubblicato lo scorso ottobre al fine di fornire informazioni complete sulle popolazioni degli agenti impollinatori. Il monitoraggio dovrà interessare, secondo la Direttiva Biodiversità 2021 “gli apoidei selvatici e i lepidotteri diurni, nonché sirfidi e lepidotteri notturni”.

La Direttiva Biodiversità 2021 prevede però, come anticipato, anche azioni di monitoraggio dell’habitat coralligeno, che dovranno essere svolte dalle Aree marine protette, le quali dovranno inoltre “stimare il disvalore generato dall’impatto delle attività di pesca” su tale habitat, proseguendo le attività di raccolta dati già avviate con le direttive precedenti.

Un lavoro – e un percorso – per il quale gli Enti Parco nazionali hanno individuato e proposto piani di azione per la conservazione della biodiversità da sviluppare in collaborazione con altri parchi. A dimostrazione della necessità – oltre che della convenienza – di agire in maniera coordinata e in rete con altre realtà, per raggiungere risultati migliori e su scala più ampia, garantendo al contempo omogeneità di intenti e specificità di problematiche e territori.

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